Se vi capita di andare a fare una visita al Foro Romano una volta che siete arrivati all’Arco di Tito non limitatevi a guardare il fregio sulla trabeazione, la volta dell’arco e i rilievi che decorano i lati del fornice che commemorano due fasi del trionfo dell’imperatore: Tito sulla quadriga trionfale e l’ingresso del corteo nella Porta Triumphalis con gli oggetti saccheggiati, ma abbassate lo sguardo sotto quest’ultimo rilievo. Noterete allora un graffito inciso chissà quando e ortograficamente sbagliato che recita “W SANTINO CIANBELARO”, con la “W” meno marcata e quasi certamente aggiunta in un momento successivo da un fan. Santino, chi era costui? Era un venditore di ciambelle che quando il Foro Romano era poco più di una spianata aveva aperto il suo “esercizio” sotto l’arco che costituiva il passaggio obbligato per coloro che provenivano dal Celio, ma anche punto d’incontro dei cosiddetti “burini” che venivano a Campo Vaccino con buoi e carretti e facevano colazione con le sicuramente gustose ciambelle. Insomma Santino è stato un anticipatore degli oggi infestanti venditori ambulanti in zone turistiche e si è guadagnato un ricordo perenne in alcuni versi di Antonio Delle Piane a lui dedicati:
‘No scritto (sotto l’Arco di Tito)
Quanno er Foro Romano era seporto,
lì ce vedevi tutta ‘na spianata:
“Campovaccino”, e in lungo ‘n’arberata
che dava vita a quello ch’era morto.
Sotto l’Arco de Tito, un omo accorto,
“Santino”, ma nun dice la casata,
de sotto ar candelabro cià lassata
‘na scritta come fusse un passaporto:
“Santino er ciambellaro”.