mercoledì 12 gennaio 2011

Lo sapevate che … Un elefante a San Pietro



Un elefante a San Pietro? Ma quando mai! E invece c’è!

Se andate a San Pietro recatevi nel transetto destro. Nel passaggio alla cappella di San Michele, a destra, troverete il monumento di Clemente XIII, uno dei capolavori di Antonio Canova. Il pontefice è inginocchiato e assorto in preghiera e sullo zoccolo due grossi leoni accovacciati, simbolo della forza della Chiesa, e la figura allegorica della Fede che tiene una grande croce. Per l’esecuzione del monumento Canova si fece aiutare da un modesto scultore, poco più di uno scalpellino, dal cognome curioso: Elefante. Costui era un sempliciotto però sentiva l’importanza dell’opera alla quale stava collaborando e ambiva che nel sepolcro comparisse il suo nome. Canova lo accontentò, in modo molto originale ma lo accontentò. Come? Spostatevi sulla sinistra e noterete che il posteriore del leone accovacciato ai piedi della Fede appare come la testa di un elefante con proboscide, orecchie a sventola e zanne, e cioè la firma parlante dell’umile aiutante del Canova.

lunedì 10 gennaio 2011

Chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio


La chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio è chiamata dai romani in vari modi.

È detta il canneto per l’elevato numero di colonne che si trovano sulla facciata (per l’esattezza sedici grandi e due piccole) che la fanno sembrare un canneto.

È anche detta il Tempio della fama per le due allegorie della fama presenti nel frontone.

Ma soprattutto è conosciuta, secondo la definizione di G. G. Belli, come “un museo de corate e de ciorcelli”, perchè vi sono conservati “li pormoni, er core, er fedigo, la mirza e le bbudella”, cioè i precordi dei papi morti, ossia gli organi interni facilmente decomponibili che venivano asportati durante l’imbalsamazione.

La chiesa è stata parrocchia pontificia e il Quirinale rientrava nella sua giurisdizione. Fu Sisto V, primo papa a morire in questo palazzo, a inaugurare questa usanza che proseguì per tutti i suoi successori e fu abolita da Pio X. I precordi, raccolti in appositi contenitori, sono conservati in una cappella sotto l’altare maggiore fatta costruire da Benedetto XIV.

Due iscrizioni marmoree poste sulle pareti dell’altare maggiore ricordano i pontefici di cui si conservano i precordi e la data della loro morte.

Lasciamo però che sia il Belli a descriverci questa singolare usanza con la sua abituale irriverenza.

San Vincenz'e Ssatanassio a Ttrevi

Tu tte sbajji: nun è in una cappella,

è ppropiamente su a l’artar maggiore.

Li stanno li precòrdichi, Pacchiella,

d’oggni Sommo Pontecife che mmore.


Che mme bburli? te pare poco onore?

Drent’una cchiesa er corpo in barzamella,

e ddrent’un’antra li pormoni, er core,

er fedigo, la mirza e le bbudella!


Morto un Papa, sparato e sprufumato,

l’interiori santissimi in vettina

se conzeggneno in mano der curato.


E llui co li su’ bboni fraticelli

l’alloca in una spece de cantina

ch’è un museo de corate e de ciorcelli.