Tutti i miei lettori conoscono Palazzo Pamphilj a piazza Navona, il bello anche se non eccezionale palazzo costruito nel 1630 da Girolamo Rainaldi per Giovanni Battista Pamphilj, il futuro Innocenzo X. In questo palazzo operò, anche se in misura ridotta, Francesco Borromini. Egli si occupò della copertura del salone centrale e costruì la lunga galleria (33 m.) che attraversa il palazzo da piazza Navona a via dell’Anima e che fu poi affrescata da Pietro da Cortona con Le storie di Enea.
E proprio nella galleria Borromini commise un’irregolarità. Osservando bene i due grandi stemmi alati posti sopra le serliane all’estremità della galleria notiamo che i congegni delle chiavi pontificie guardano eccezionalmente verso il cielo. Le chiavi pontificie, che hanno sempre i congegni che guardano verso terra, simboleggiano il potere spirituale di legare e di sciogliere, di aprire e di chiudere il cielo e di governare la Chiesa universale conferito a San Pietro da Gesù Cristo. Allora perché Borromini pone i congegni rivolti al cielo? Questa irregolarità “eretica” fu voluta o casuale? Quasi sicuramente fu voluta ed è una critica rivolta da Borromini ai papi per il modo in cui gestivano la chiesa e i congegni che guardano verso il cielo vogliono indicare che il potere deve ritornare a Gesù Cristo.
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