GIANNI BERENDO GARDIN
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. È la seconda guerra mondiale che lo conduce verso la fotografia. Il suo inizio è un atto di sfida verso l'occupazione tedesca che, nell'Italia del '43, obbligava a consegnare alle questure, non solo le armi tenute nelle case, ma anche le macchine fotografiche. Lui, tredicenne, in un moto di ribellione adolescenziale, invece di far consegnare la macchina decise di andare in giro a fare foto. Uno zio ebreo, che viveva negli Stati Uniti, molto amico di Cornell Capa (figlio di Robert Capa) gli inviò un libro della Farm Security Administration (FSA). Era un reportage fotografico (tra il 1935 e il 1944), ben distante dal reportage ancora provinciale dei quotidiani italiani, che aveva l’obiettivo di testimoniare la situazione sociale ed economica degli agricoltori americani. Vi erano fotografie di Paul Carter, John Collier Jr, Jack Delano, Walker Evans, Dorothea Lange. Sono state le loro immagini a formare l’occhio di Berengo Gardin. Per caso, quando mostrò le sue foto a un amico in un bar, il redattore capo del giornale Il Borghese lo notò e gli comprò tutte le foto. Ma, se quello fu il primo "contatto", la sua carriera iniziò anni dopo.
Gli fecero da maestro le immagini dei reporter americani di Life, le stesse esperienze della Farm Security Society. Arriva a Parigi nel 1953, attratto dalle bellezze artistiche della capitale ma soprattutto dai grandi nomi della fotografia che quella città accoglieva. Resta nella capitale francese due anni, riprende ogni cosa con lo stile asciutto del reporter e senza nessuna traccia di edonismo, facendo sua la lezione dei professionisti d’oltralpe. A Parigi apprezzò Bresson, ed in generale tutti i fotografi della Magnum, e fece suo l'utilizzo del piccolo formato (Leica 35mm) per la semplicità e immediatezza d'uso.
Negli anni del Dopoguerra si trasferisce così a Venezia, dove entra a far parte del circolo fotografico La Gondola, fondato e diretto da Paolo Monti e, su invito di Italo Zannier, del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia. Del 1962 sono i suoi primi lavori come professionista, con i quali, abbandonato ogni interesse per la "mondanità" della fotografia di moda e pubblicitaria, si dedica definitivamente al reportage, all'indagine sociale, alla documentazione e descrizione dell'ambiente.
Grazie ai numerosi volumi per il Touring Club Italiano e per l'Istituto Geografico De Agostini, documenta gran parte delle regioni e delle città italiane e diversi paesi europei.
Racconta con fedeltà e senza mai peccare di presunzione.
Le sue composizioni del reportages in Sardegna assecondano l’andamento della terra e i gesti dei pastori, mentre le sue visioni ci restituiscono l’altra faccia della verità sociale del tempo.
Immagini di un’isola sospesa nel tempo, sguardi in bianco e nero tra realtà e memoria.
Artisticamente nato nel momento neorealista, influenzato dal realismo americano, partecipe all'evoluzione visiva della cultura fotografica di mezzo secolo, Berengo Gardin si può iscrivere nel registro di quegli autori che hanno elaborato una fotografia capace di essere notizia e ricerca, documento ed arte, strumento di analisi sociale e storica. È lui ad essere, ancora oggi, tra i fotografi italiani più conosciuti al mondo.
Con oltre cinquanta mostre personali e un centinaio di volumi pubblicati, Gianni Berengo Gardin è ormai una delle maggiori personalità della fotografia internazionale. La qualità del suo lavoro ha ottenuto i riconoscimenti della critica più prestigiosa. E' stato infatti citato, unico fotografo, da E. G. Gombrich nel suo libro The image and the Eye (Oxford 1982) e da Italo Zannier nella sua Storia della fotografia italiana (Bari 1987) come "il fotografo più ragguardevole del dopoguerra". Cecil Beaton lo ha incluso nella mostra da lui organizzata nel 1975, dedicata ai geni della fotografia dal 1839 ad oggi. Nel corso degli anni collabora con le maggiori testate nazionali e internazionali (Domus, Epoca, L'Espresso, Time, Stern, Harper's Bazaar, Vogue, Du, Le Figaro ecc.).
Il suo modo caratteristico di fotografare, il suo occhio attento al mondo e alle diverse realtà, dall'architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, gli hanno decretato il successo internazionale e lo rendono un fotografo molto richiesto anche nel mercato della comunicazione d'immagine. Molte delle più incisive fotografie pubblicitarie utilizzate negli ultimi cinquant'anni provengono dal suo archivio. Procter&Gamble e Olivetti più volte hanno usato le sue foto per promuovere la loro immagine.
Gianni Berengo Gardin ha pubblicato oltre 150 libri di fotografia ed esposto le sue foto in centinaia di mostre che hanno celebrato il suo lavoro e la sua creatività in diverse parti del mondo: il Museum of Modern Art di New York, la George Eastman House di Rochester, la Biblioteca Nazionale di Parigi, gli Incontri Internazionali di Arles, il Mois de la Photo di Parigi, le Gallerie FNAC. Nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell'Elysée a Lausanne, e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all'Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York. Ad Arles, durante gli Incontri Internazionali di Fotografia, ha ricevuto l'Oskar Barnack-Camera Group Award. Nel luglio del 2005, in occasione a Milano dell’inaugurazione di FORMA, un spazio internazionale interamente dedicato alla fotografia, Gianni Berengo Gardin è stato scelto come autore per la mostra inaugurale con un’antologica sulla sua opera.
Il 18 ottobre 2008 gli è stato assegnato il premio Lucie Award alla carriera, quale massimo riconoscimento per i suoi meriti fotografici, mentre una personale in suo onore è stata allestita nell'autunno dello stesso anno a Palazzo Pichi Sforza di Sansepolcro (AR). Di notevole spessore i suoi scatti nello studio bolognese di Via Fondazza del pittore ed incisore Giorgio Morandi, ripubblicati in una raccolta uscita nel Gennaio 2009 a cura della casa editrice Charta. A Maggio 2009 all’Università Statale di Milano gli è stata conferita la Laurea honoris causa in Storia e Critica dell’Arte.
Ricordiamo che negli eventi del CCI è segnalata una mostra a lui dedicata, qui il link
Egli afferma che non smetterebbe mai di fare il fotografo per nessuna ragione al mondo. Perché crede di avercela nel sangue, la fotografia. Gli piace molto anche il rapporto con la terra. Zappare la terra, lavorarla e prendersene cura con lavori manuali. Forse perché incomincia ad essere non più tanto giovane e così gli piace fare quelle cose che prima ha trascurato. Qualche volta si domanda se non ho sbagliato tutto nella vita.
“Oggi abbiamo tutti la mania di voler accelerare la nostra vita, correndo dietro a mille cose, e perdendo il senso della pacatezza e della ponderazione”
fonti dalla rete:
wikipedia - museofotgrafia.it
lunedì 30 luglio 2012
lunedì 9 luglio 2012
ANSEL ADAMS
Ansel Easton Adams
Nasce a San Francisco il 20 febbraio 1902 in una zona vicina al Golden Gate Bridge, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, un imprenditore di successo che possedeva una compagnia di assicurazioni ed una fabbrica di prodotti chimici e Olive Bray. All'età di 4 anni, in seguito al terremoto del 1906, cade e si frattura il naso, che resterà modificato nel suo profilo per tutta la vita. Non ama gli studi scolastici e nel 1914, a dodici anni, inizia a studiare pianoforte per abbandonarlo poi all'età di vent'anni circa. Nel 1916 una vacanza con la sua famiglia, segnerà per sempre la sua vita, Adams conosce lo Yosemite National Park. Era stato Abraham Lincoln 52 anni prima, nel 1864 a fare della Yosemite Valley il primo luogo degli Stati Uniti d'America ad essere stato dichiarato parco nazionale.
In occasione di quella prima gita gli viene regalata quella che fu la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie, con cui Ansel Adams scatta le prime foto. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. La passione ambientalista traspare peraltro in tutte le sue opere, nel 1919 si iscrive al “Sierra Club”, una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste degli U.S.A. Poco tempo prima era guarito dall'influenza chiamata spagnola che uccise 50 milioni di persone in tutto il mondo.
Nel 1927 Adams partecipa alla gita annuale del Club, nota come high trip. In quell'anno pubblica il suo primo portfolio: Parmelian prints of the high Sierra finanziato da Albert Bender conosciuto l'anno prima a Berkeley. Guadagnerà circa 4000 $. Nel 1928 all'età di 26 anni, si sposa con Virginia Best figlia del proprietario del Best's Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935 alla morte del padre. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery.
Sempre nel 1928 Adams diviene fotografo ufficiale del Sierra Club, ma non lascia la sua passione ambientalista e si dedica anche ad accompagnare le persone che partecipano alle escursioni, che a volte durano settimane, come assistente del direttore di gite. Ha 30 anni nel 1932 quando fonda il Gruppo f/64 allo scopo di riunire alcuni fotografi aderenti alla straight photography: John Paul Edwards,Imogen Cunningham, Preston Holder, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak, Henry Swift, Willard Van Dyke, ed Edward Weston. La f/64 rimandava alla minima apertura del diaframma dell'obiettivo che avrebbe consentito la massima profondità di campo e la maggiore accuratezza dei dettagli.
Nel 1934 entra nel Consiglio di Amministrazione del Sierra Club e ne resterà membro, insieme alla moglie per tutta la vita. È autore di molte prime scalate sulla Sierra Nevada. Le sue fotografie sono una testimonianza di come fossero molti di questi parchi nazionali prima degli interventi umani e dei viaggi. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato le tematiche ambientali alla luce.
Le fotografie nel libro a tiratura limitata Sierra Nevada: The John Muir Trail, insieme alla sua testimonianza, hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come parco nazionale nel 1940.
Adams fu addolorato dall'internamento dei nippo-americani che seguì l'attacco di Pearl Harbor. Gli venne permesso di visitare il Manzanar War Relocation Center nella Owens Valley, ai piedi del monte Williamson. Il saggio fotografico dapprima apparve in una mostra in un museo d'arte moderna, e più tardi fu pubblicato col titolo Born Free and Equal: Photographs of the loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California (Nati liberi e uguali: fotografie dei leali nippo-americani al centro di dislocamento Manzanar, Contea di Inyo, California).
Dedicatosi a immortalare in bianco e nero paesaggi e fenomeni naturali, nel 1946 vinse una delle tre borse di studio Guggenheim della sua carriera, ottenendo l'incarico di fotografare i Parchi nazionali americani.
Una delle sue opere più famose è Moonrise (1944; La luna sorge a Hernandez), realizzata nel New Mexico, emblematica di una straordinaria capacità di dosare la luce e far risaltare anche i più piccoli dettagli in ogni piano dell'immagine. Ad Adams si deve infatti la messa a punto del sistema a zone, che consente un controllo assoluto della gamma tonale in fase sia di esposizione sia di stampa e dà luogo a negativi molto equilibrati; inoltre, l'uso di apparecchi di grande formato montati sul treppiede gli permise di far meglio risaltare i dettagli grazie alla precisione dell'obiettivo, unita alla grana molto fine della pellicola.
Fu eletto nel 1966 membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo paese.
Il Minarets Wilderness nell'Inyo National Forest venne ribattezzato Ansel Adams Wilderness nel 1984 in suo onore. Il monte Ansel Adams, una cima di 3.584 metri nella Sierra Nevada, prese il nome da lui nel 1985.
Morirà a Carmel-by-the-Sea, 22 aprile 1984.
Fonti dalla rete, le immagini sono soggette a copyright.
Sito ufficiale: www.anseladams.com
Nasce a San Francisco il 20 febbraio 1902 in una zona vicina al Golden Gate Bridge, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, un imprenditore di successo che possedeva una compagnia di assicurazioni ed una fabbrica di prodotti chimici e Olive Bray. All'età di 4 anni, in seguito al terremoto del 1906, cade e si frattura il naso, che resterà modificato nel suo profilo per tutta la vita. Non ama gli studi scolastici e nel 1914, a dodici anni, inizia a studiare pianoforte per abbandonarlo poi all'età di vent'anni circa. Nel 1916 una vacanza con la sua famiglia, segnerà per sempre la sua vita, Adams conosce lo Yosemite National Park. Era stato Abraham Lincoln 52 anni prima, nel 1864 a fare della Yosemite Valley il primo luogo degli Stati Uniti d'America ad essere stato dichiarato parco nazionale.
In occasione di quella prima gita gli viene regalata quella che fu la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie, con cui Ansel Adams scatta le prime foto. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. La passione ambientalista traspare peraltro in tutte le sue opere, nel 1919 si iscrive al “Sierra Club”, una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste degli U.S.A. Poco tempo prima era guarito dall'influenza chiamata spagnola che uccise 50 milioni di persone in tutto il mondo.
Nel 1927 Adams partecipa alla gita annuale del Club, nota come high trip. In quell'anno pubblica il suo primo portfolio: Parmelian prints of the high Sierra finanziato da Albert Bender conosciuto l'anno prima a Berkeley. Guadagnerà circa 4000 $. Nel 1928 all'età di 26 anni, si sposa con Virginia Best figlia del proprietario del Best's Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935 alla morte del padre. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery.
Sempre nel 1928 Adams diviene fotografo ufficiale del Sierra Club, ma non lascia la sua passione ambientalista e si dedica anche ad accompagnare le persone che partecipano alle escursioni, che a volte durano settimane, come assistente del direttore di gite. Ha 30 anni nel 1932 quando fonda il Gruppo f/64 allo scopo di riunire alcuni fotografi aderenti alla straight photography: John Paul Edwards,Imogen Cunningham, Preston Holder, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak, Henry Swift, Willard Van Dyke, ed Edward Weston. La f/64 rimandava alla minima apertura del diaframma dell'obiettivo che avrebbe consentito la massima profondità di campo e la maggiore accuratezza dei dettagli.
Nel 1934 entra nel Consiglio di Amministrazione del Sierra Club e ne resterà membro, insieme alla moglie per tutta la vita. È autore di molte prime scalate sulla Sierra Nevada. Le sue fotografie sono una testimonianza di come fossero molti di questi parchi nazionali prima degli interventi umani e dei viaggi. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato le tematiche ambientali alla luce.
Le fotografie nel libro a tiratura limitata Sierra Nevada: The John Muir Trail, insieme alla sua testimonianza, hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come parco nazionale nel 1940.
Adams fu addolorato dall'internamento dei nippo-americani che seguì l'attacco di Pearl Harbor. Gli venne permesso di visitare il Manzanar War Relocation Center nella Owens Valley, ai piedi del monte Williamson. Il saggio fotografico dapprima apparve in una mostra in un museo d'arte moderna, e più tardi fu pubblicato col titolo Born Free and Equal: Photographs of the loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California (Nati liberi e uguali: fotografie dei leali nippo-americani al centro di dislocamento Manzanar, Contea di Inyo, California).
Dedicatosi a immortalare in bianco e nero paesaggi e fenomeni naturali, nel 1946 vinse una delle tre borse di studio Guggenheim della sua carriera, ottenendo l'incarico di fotografare i Parchi nazionali americani.
Una delle sue opere più famose è Moonrise (1944; La luna sorge a Hernandez), realizzata nel New Mexico, emblematica di una straordinaria capacità di dosare la luce e far risaltare anche i più piccoli dettagli in ogni piano dell'immagine. Ad Adams si deve infatti la messa a punto del sistema a zone, che consente un controllo assoluto della gamma tonale in fase sia di esposizione sia di stampa e dà luogo a negativi molto equilibrati; inoltre, l'uso di apparecchi di grande formato montati sul treppiede gli permise di far meglio risaltare i dettagli grazie alla precisione dell'obiettivo, unita alla grana molto fine della pellicola.
Fu eletto nel 1966 membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo paese.
Il Minarets Wilderness nell'Inyo National Forest venne ribattezzato Ansel Adams Wilderness nel 1984 in suo onore. Il monte Ansel Adams, una cima di 3.584 metri nella Sierra Nevada, prese il nome da lui nel 1985.
Morirà a Carmel-by-the-Sea, 22 aprile 1984.
Fonti dalla rete, le immagini sono soggette a copyright.
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venerdì 6 luglio 2012
APRE LA STAGIONE AL TEATRO SISTINA DI ROMA, SEGUITA PER VOI DA PHOTARTS
Anche quest’anno Gianmario Longoni, Direttore Artistico del Sistina ha presentato il nuovo cartellone della prossima stagione. Nomi, titoli, atmosfere, sensazioni. Un pizzico di musica, una spolverata di concerti, un pugno di appuntamenti fuori programma. Ecco la ricetta che quest’anno lo Chef del Sistina ha preparato per gli spettatori. Un ricco menu che si snoda lungo l’arco di poco più di 9 mesi, da settembre a giugno. Una stagione che è sicuramente segnata dalla presenza, in prima nazionale, di quelli che si preannunciano come i titoli più interessanti del musical affiancati da grandissimi recital.
La stagione si apre il 9 ottobre con “W Zorro il Musical” il nuovo spettacolo nato dalla penna di Stefano D’orazio e con le musiche di Roby Facchinetti. Ad indossare la celebre mascherina nera sarà Michel Altieri, affiancato da Alberta Izzo nel ruolo di Cecilia.
A seguire dal 23 ottobre al 4 novembre, arriva al Sistina una coppia che ha fatto la storia della comicità in Italia: Cochi e Renato con “Quelli del Cabaret”. Uno spettacolo divertentissimo, musicale e un po’ surreale com’è, da sempre, nel loro spirito.
Un altro attore comico salirà sul palco del celeberrimo teatro, dal 6 al 25 novembre: sarà Rodolfo Laganà che interpreterà la statua di Giordano Bruno nello spettacolo “Campo De’ Fiori”.
Dal 27 novembre al 9 dicembre, invece, la polvere di fata tornerà con Manuel Frattini e il suo “Peter Pan”.
Ad allietare il pubblico nel periodo natalizio, dall’11 dicembre al 6 gennaio, è la straordinaria favola di “My Fair Lady”, interpretato da Luca Ward e Vittoria Belvedere con Aldo Ralli nel ruolo di Doolittle.
La stagione si apre il 9 ottobre con “W Zorro il Musical” il nuovo spettacolo nato dalla penna di Stefano D’orazio e con le musiche di Roby Facchinetti. Ad indossare la celebre mascherina nera sarà Michel Altieri, affiancato da Alberta Izzo nel ruolo di Cecilia.
A seguire dal 23 ottobre al 4 novembre, arriva al Sistina una coppia che ha fatto la storia della comicità in Italia: Cochi e Renato con “Quelli del Cabaret”. Uno spettacolo divertentissimo, musicale e un po’ surreale com’è, da sempre, nel loro spirito.
Un altro attore comico salirà sul palco del celeberrimo teatro, dal 6 al 25 novembre: sarà Rodolfo Laganà che interpreterà la statua di Giordano Bruno nello spettacolo “Campo De’ Fiori”.
Dal 27 novembre al 9 dicembre, invece, la polvere di fata tornerà con Manuel Frattini e il suo “Peter Pan”.
Ad allietare il pubblico nel periodo natalizio, dall’11 dicembre al 6 gennaio, è la straordinaria favola di “My Fair Lady”, interpretato da Luca Ward e Vittoria Belvedere con Aldo Ralli nel ruolo di Doolittle.
Uno spettacolo immortale che deve il suo successo a ciò che racconta, ai sorrisi che fa scaturire, alla universalità del suo linguaggio musicale.
A seguire, dall’8 al 20 gennaio, Bianca Guaccero e Francesco Venditti vestiranno i panni della strega Samantha e del marito Darrin nel musical “Vita da Strega”, tratto dal celeberrimo telefilm americano degli anni ‘70.
Dal 29 gennaio al 17 febbraio ancora un grande musical salirà sul palco del Sistina: “The Full Monty” tratto dal film che nel 1997 il film fu campione d’incassi e premio Oscar, ironizzando sulla crisi che in quegli anni colpiva l’Inghilterra. Il tema dello spettacolo, la crisi e la voglia di darsi da fare per reinventarsi, tornano di grande attualità. I protagonisti dello spettacolo saranno Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Paolo Ruffini, Jacopo Sarno e Pietro Sermonti.
Un altro volto noto di questo palco è Maurizio Battista, che torna con “Oggi non è giornata”.
A chiudere questa nuova e incredibilmente ricca stagione sarà Massimo Lopez in “Varie-età” in programma dal 26 marzo. Un viaggio nelle varie-età dello spettacolo che hanno lasciato tracce indelebili nel tempo, rivisitate, con la sua proverbiale simpatia e verve.
Non mancheranno i concerti, altro caratteristica insostituibile di questo palcoscenico: Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Amedeo Minghi e la “Settimana della musica” con i concerti di Edoardo De Crescenzo e di Gino Paoli.
A seguire, dall’8 al 20 gennaio, Bianca Guaccero e Francesco Venditti vestiranno i panni della strega Samantha e del marito Darrin nel musical “Vita da Strega”, tratto dal celeberrimo telefilm americano degli anni ‘70.
Dal 29 gennaio al 17 febbraio ancora un grande musical salirà sul palco del Sistina: “The Full Monty” tratto dal film che nel 1997 il film fu campione d’incassi e premio Oscar, ironizzando sulla crisi che in quegli anni colpiva l’Inghilterra. Il tema dello spettacolo, la crisi e la voglia di darsi da fare per reinventarsi, tornano di grande attualità. I protagonisti dello spettacolo saranno Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Paolo Ruffini, Jacopo Sarno e Pietro Sermonti.
Un altro volto noto di questo palco è Maurizio Battista, che torna con “Oggi non è giornata”.
A chiudere questa nuova e incredibilmente ricca stagione sarà Massimo Lopez in “Varie-età” in programma dal 26 marzo. Un viaggio nelle varie-età dello spettacolo che hanno lasciato tracce indelebili nel tempo, rivisitate, con la sua proverbiale simpatia e verve.
Non mancheranno i concerti, altro caratteristica insostituibile di questo palcoscenico: Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Amedeo Minghi e la “Settimana della musica” con i concerti di Edoardo De Crescenzo e di Gino Paoli.
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TEATRO
GRANDI FOTOGRAFI - GERDA TARO
GERDA TARO
Gerda Taro il cui vero nome era Gerta Pohorylle, nasce da una famiglia di ebrei polacchi. Nonostante le sue origini borghesi, giovanissima entra a far parte di movimenti socialisti e lavoratori. Per questi motivi e per la sua origine ebraica l’avvento del nazismo in Germania le crea molti problemi.
Finisce in carcere in quanto attiva nel Partito Comunista tedesco e subito dopo decide di scappare con un amico a Parigi.
A Parigi conosce André Friedman, un ebreo anch'esso comunista, ungherese, che sbarca il lunario facendo il fotografo. André e Gerda si fidanzano e André le insegna ciò che sa sulla fotografia. Insieme, un po’ per sfida, un po’ per opportunità, inventarono il personaggio “Robert Capa”, un fantomatico ma celebre fotografo statunitense giunto a Parigi per lavorare in Europa. Grazie a questo curioso espediente la coppia moltiplica le proprie commesse e guadagna parecchi soldi.
Nel 1936 entrambi decidono di seguire sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, guerra che inciderà parecchio sulla vita dei due. Giunti in Spagna divennero immediatamente importanti testimoni della guerra, realizzando molti reportage pubblicati in periodici come "Regards" o "Vu."
Nota fra le milizie antifasciste per la sua freschezza, coraggio ed eccezionale bellezza, rischiò sempre la vita per realizzare i propri servizi fotografici.
All’inizio il marchio "Capa-Taro" fu usato indistintamente da entrambi i fotografi. Successivamente i due divisero la 'ragione sociale' -CAPA- e André Friedman adottò definitivamente lo pseudonimo Robert Capa per sé.
Gerda realizzò, in un periodo in cui Capa era per alcuni giorni a Parigi per rapporti con le agenzie, il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete. All'inizio parve una grande vittoria repubblicana.
Il contrattacco franchista ribaltò presto la situazione e Gerda fu allora testimone dei selvaggi bombardamenti dell'aviazione nazionalista, scattando numerose fotografie e sempre con estremo rischio per la propria vita.
L'articolo che venne pubblicato sulla rivista “Regards”, diede un grande lustro alla reporter tedesca. Al ritorno dal fronte di Brunete, Gerda Taro perse la vita a causa di un terribile incidente.
Gerda viaggiava aggrappata al predellino esterno della vettura del generale polacco Walter Swierckinsky, colma di feriti; 'Walter' fu un noto Comandante delle Brigate Internazionali.
Ad un certo punto, degli aeroplani nazisti volarono a bassa quota sul convoglio repubblicano mitragliandolo, seminando il panico e provocando il caos fra i vari veicoli fra cui quello della reporter. Un carro armato repubblicano 'amico' urtò, nel trambusto generale, l'auto alla quale era aggrappata Gerda che cadde sotto i cingoli del tank, non morì immediatamente ma il giorno successivo dopo un’operazione effettuta in condizioni estreme nel vano tentativo di salvarle la vita, Gerda non perse conoscenza e durante i momenti di agonia, il suo pensiero andava alle amate macchine fotografiche.
Restò in vita e vigile sino all'alba del 26 luglio 1937; morì intorno alle ore 5 semplicemente "chiudendo gli occhi". Gerda aveva solo quasi 27 anni.
Il suo corpo fu traslato a Parigi e accompagnato da 200mila persone fu tumulato al Père Lachaise con tutti gli onori dovuti ad un'eroina repubblicana.
La sua tomba a Parigi, giace dimenticata nella zona di Pere Lachaise dedicata ai rivoluzionari ed alla Resistenza, vicino al noto 'Mur des Federès'.
Nel 1942 il regime collaborazionista fascista francese colluso con gli occupanti nazisti, 'censurò' l'epitaffio inciso sulla tomba di Gerda, epitaffio mai più restaurato. In oggi la tomba, date le modifiche accorse nel 1953, è accessibile da un viottolo posteriore, quindi posta "alla rovescio" rispetto a quando fu costruita.
Una leggenda del reportage di guerra, Gerda Taro, la prima donna che si è spinta sul fronte della Guerra Civile spagnola e ha lasciato lì la sua vita, a soli ventisette anni, travolta da un carro armato. È una storia molto triste quella della Taro che lascia un segno ancora più forte per le successive generazioni di donne, giornaliste e fotografe. Fino al giorno della sua morte Gerda ha rifornito le principali riviste dell’epoca di immagini sensazionali, spesso scattate insieme al suo compagno Robert.
Per amore del fronte si sono incrociate le vite dei due fotografi, ma la guerra non ha avuto pietà. Tra i due, in un primo momento, la macchina della guerra grazia Robert Capa che, dopo il secondo conflitto mondiale partecipa nel 1948 alla guerra d’indipendenza di Israele e alla guerra Francia Indocina del 1954
Il suo compagno Capa non si riprese mai più dalla morte della dolce e vivacissima Gerda, PRIMA DONNA REPORTER A MORIRE SUL LAVORO NELLA STORIA. Da allora anch'egli cercherà sempre la morte sul 'lavoro', incontrandola poi nel 1954 nella guerra di Indocina.
Un anno dopo la morte di Gerda, nel 1938, Robert Capa pubblicherà in sua memoria "Death in the Making", riunendo molte foto scattate insieme.
fonti e immagini tratte dalla rete, tra cui wikipedia e NYTimes, le immagini sono soggette a copyright
Gerda Taro il cui vero nome era Gerta Pohorylle, nasce da una famiglia di ebrei polacchi. Nonostante le sue origini borghesi, giovanissima entra a far parte di movimenti socialisti e lavoratori. Per questi motivi e per la sua origine ebraica l’avvento del nazismo in Germania le crea molti problemi.
Finisce in carcere in quanto attiva nel Partito Comunista tedesco e subito dopo decide di scappare con un amico a Parigi.
A Parigi conosce André Friedman, un ebreo anch'esso comunista, ungherese, che sbarca il lunario facendo il fotografo. André e Gerda si fidanzano e André le insegna ciò che sa sulla fotografia. Insieme, un po’ per sfida, un po’ per opportunità, inventarono il personaggio “Robert Capa”, un fantomatico ma celebre fotografo statunitense giunto a Parigi per lavorare in Europa. Grazie a questo curioso espediente la coppia moltiplica le proprie commesse e guadagna parecchi soldi.
Nel 1936 entrambi decidono di seguire sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, guerra che inciderà parecchio sulla vita dei due. Giunti in Spagna divennero immediatamente importanti testimoni della guerra, realizzando molti reportage pubblicati in periodici come "Regards" o "Vu."
Nota fra le milizie antifasciste per la sua freschezza, coraggio ed eccezionale bellezza, rischiò sempre la vita per realizzare i propri servizi fotografici.
All’inizio il marchio "Capa-Taro" fu usato indistintamente da entrambi i fotografi. Successivamente i due divisero la 'ragione sociale' -CAPA- e André Friedman adottò definitivamente lo pseudonimo Robert Capa per sé.
Gerda realizzò, in un periodo in cui Capa era per alcuni giorni a Parigi per rapporti con le agenzie, il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete. All'inizio parve una grande vittoria repubblicana.
Il contrattacco franchista ribaltò presto la situazione e Gerda fu allora testimone dei selvaggi bombardamenti dell'aviazione nazionalista, scattando numerose fotografie e sempre con estremo rischio per la propria vita.
L'articolo che venne pubblicato sulla rivista “Regards”, diede un grande lustro alla reporter tedesca. Al ritorno dal fronte di Brunete, Gerda Taro perse la vita a causa di un terribile incidente.
Gerda viaggiava aggrappata al predellino esterno della vettura del generale polacco Walter Swierckinsky, colma di feriti; 'Walter' fu un noto Comandante delle Brigate Internazionali.
Ad un certo punto, degli aeroplani nazisti volarono a bassa quota sul convoglio repubblicano mitragliandolo, seminando il panico e provocando il caos fra i vari veicoli fra cui quello della reporter. Un carro armato repubblicano 'amico' urtò, nel trambusto generale, l'auto alla quale era aggrappata Gerda che cadde sotto i cingoli del tank, non morì immediatamente ma il giorno successivo dopo un’operazione effettuta in condizioni estreme nel vano tentativo di salvarle la vita, Gerda non perse conoscenza e durante i momenti di agonia, il suo pensiero andava alle amate macchine fotografiche.
Restò in vita e vigile sino all'alba del 26 luglio 1937; morì intorno alle ore 5 semplicemente "chiudendo gli occhi". Gerda aveva solo quasi 27 anni.
Il suo corpo fu traslato a Parigi e accompagnato da 200mila persone fu tumulato al Père Lachaise con tutti gli onori dovuti ad un'eroina repubblicana.
La sua tomba a Parigi, giace dimenticata nella zona di Pere Lachaise dedicata ai rivoluzionari ed alla Resistenza, vicino al noto 'Mur des Federès'.
Nel 1942 il regime collaborazionista fascista francese colluso con gli occupanti nazisti, 'censurò' l'epitaffio inciso sulla tomba di Gerda, epitaffio mai più restaurato. In oggi la tomba, date le modifiche accorse nel 1953, è accessibile da un viottolo posteriore, quindi posta "alla rovescio" rispetto a quando fu costruita.
Una leggenda del reportage di guerra, Gerda Taro, la prima donna che si è spinta sul fronte della Guerra Civile spagnola e ha lasciato lì la sua vita, a soli ventisette anni, travolta da un carro armato. È una storia molto triste quella della Taro che lascia un segno ancora più forte per le successive generazioni di donne, giornaliste e fotografe. Fino al giorno della sua morte Gerda ha rifornito le principali riviste dell’epoca di immagini sensazionali, spesso scattate insieme al suo compagno Robert.
Per amore del fronte si sono incrociate le vite dei due fotografi, ma la guerra non ha avuto pietà. Tra i due, in un primo momento, la macchina della guerra grazia Robert Capa che, dopo il secondo conflitto mondiale partecipa nel 1948 alla guerra d’indipendenza di Israele e alla guerra Francia Indocina del 1954
Il suo compagno Capa non si riprese mai più dalla morte della dolce e vivacissima Gerda, PRIMA DONNA REPORTER A MORIRE SUL LAVORO NELLA STORIA. Da allora anch'egli cercherà sempre la morte sul 'lavoro', incontrandola poi nel 1954 nella guerra di Indocina.
Un anno dopo la morte di Gerda, nel 1938, Robert Capa pubblicherà in sua memoria "Death in the Making", riunendo molte foto scattate insieme.
fonti e immagini tratte dalla rete, tra cui wikipedia e NYTimes, le immagini sono soggette a copyright
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giovedì 5 luglio 2012
4 Luglio, The Amazing Spider-Man, al cinema.
© Foto SiMoNa GeMeLLi
Sicuramente uno dei film più attesi dell'estate, The Amazing Spider-Man è finalmente al cinema. I fan della Marvel saranno interessati a scoprire questo nuovo capitolo che in realtà non continua la storia ma ne ripercorre gli esordi riportando Peter Parker agli anni del liceo, quando si innamora della bella Gwen, scopre i misteri sulla sua famiglia e acquista i suoi poteri.
In questo nuovo episodio Peter Parker è interpretato da Andrew Garfield.
Mentre la bionda Gwen Stacy è interpretata da Emma Stone.
Sicuramente uno dei film più attesi dell'estate, The Amazing Spider-Man è finalmente al cinema. I fan della Marvel saranno interessati a scoprire questo nuovo capitolo che in realtà non continua la storia ma ne ripercorre gli esordi riportando Peter Parker agli anni del liceo, quando si innamora della bella Gwen, scopre i misteri sulla sua famiglia e acquista i suoi poteri.
In questo nuovo episodio Peter Parker è interpretato da Andrew Garfield.
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CINDY SHERMAN
Cindy Sherman
(Glen Ridge, 19 gennaio 1954)
Poco tempo dopo la sua nascita, la famiglia lasciò il New Jersey per trasferirsi a Huntington, Long Island. Cindy Sherman cominciò a interessarsi di arti visive già al college (SUNY Buffalo), dove cominciò a dedicarsi alla pittura, che però abbandonò presto per dedicarsi alla fotografia. Insieme a Longo (Compagno di studi), a Charls Clough e altri artisti fonda la galleria d’arte Hallwessl.
Per un breve periodo si focalizza sulla pittura dipingendo in maniera realista copie di foto tratte da riviste e ritratti. Quando in America ci fu la contestazione femminile, Sherman si appropria dello stereotipo maschilista della donna sensuale, lo interpreta in prima persona per riutilizzarlo in chiave ironica. Usa lo stereotipo per eliminare lo stereotipo. Nel 1995, Sherman ha ricevuto uno dei prestigiosi premi MacArthur Fellowships, conosciuti come "Genius Awards."
Nel 2006 ha creato una serie di pubblicità di moda per il designer Marc Jacobs. Nell'autunno del 2011 MAC, azienda leader nella produzione di cosmetici professionali, esce con una collezione i cui poster pubblicitari ufficiali sono delle caratterizzazioni della Sherman.
Cindy Sherman produce serie di opere, fotografando se stessa in una varietà di costumi. In serie recenti, datate 2003, si presenta come clown. Sebbene la Sherman non consideri il proprio lavoro femminista, molte delle sue serie di fotografie, come "Centerfolds," (1981), richiamano l’attenzione sullo stereotipo della donna come appare nella cinematografia, nella televisione e sui giornali.
Le Untitled Film Stills sono una serie di 69 fotografie in bianco e nero di piccolo formato nelle quali la Sherman si presenta come attrice sconosciuta in riprese che evocano film stranieri, immagini di Hollywood, film di serie B, e film noir. Evita di mettere i titoli alle immagini per preservare la loro ambiguità. Le opere sono state spesso create nel suo appartamento, usando oggetti e costumi propri o presi in prestito come in Ultitled Film Still #11, in cui il cuscino con il cane appartiene ad un amico. Le Untitled Film Stills sono raggruppate in serie distinte: Nei primi 6 le foto sono sgranate e leggermente fuori fuoco (ad esempio, Untitled #4), e ciascuno dei ruoli sembra essere svolto dalla stessa attrice bionda.
Il gruppo successivo è stato fatto nel 1978 a casa della famiglia di Robert Longo sulla forcella a nord di Long Island. Sherman tornò al suo appartamento, preferendo lavorare da casa. Ha creato la sua versione di un personaggio Sophia Loren nel film La crociere (es Untitled Film Still #35). Ha preso diverse fotografie delle scene mentre si prepara per il viaggio in Arizona con i suoi genitori. Untitled Still Film #48(1979), è conosciuto anche come The Hitchhiker, è stato girato al tramonto, una sera. Il resto della serie è stata girata nei dintorni di New York, come Untitled #54. Nel dicembre 1995 il Museum of the Modern Art di New York, ha acquistato tutte le 69 fotografie della serie Unititled Film Stills per una cifra stimata di un milione di dollari.
Nel ciclo "A Play of Selves" lavora (richiamando lo stile di Duchamp) sul cambiamento di identità e sull' analisi delle definizioni dell’apparenza e del genere dettate dai fotografi. Compare sola nelle sue fotografie, giocando con travestimenti, amatorialità e ricerca di sé stessi intesi come diverse entità, rimandando alla fragilità dell’ io di fronte ai meccanismi di identificazione e di riconoscimento sociale. Nel 1975 con il ciclo "Untitled A B C D" lavora sul proprio viso come tela, utilizzando trucco e accessori per assumere connotati diversi.
La sua non è un’indagine su se stessa come quella portata avanti da Francesca Woodman, ma un lavoro sull’identità in generale. Parla di sé stessa con distacco e lavorando su gli stereotipi e sui modelli. Si pensi al ciclo "Bus Rider", in cui la Sherman reinterpreta con il gioco dei travestimenti le diverse tipologie di persone intente ad aspettare l'autobus, o al ciclo"Hollywood", in cui lavora sui cosiddetti falliti, quegli individui cioè che hanno mancato il sogno americano; questo lavoro comprende quindi anche una riflessione sul patetico dei sogni che non si riescono a realizzare.
Lavoro molto importante è "Untitled film stills" in cui la Sherman ricrea dei fotogrammi cinematografici, mettendo in scena un'azione o uno stereotipo femminile del cinema americano. Nel 1980 presenta "Rear Screen Projection" in cui si fotografa su vari sfondi proiettati alle sue spalle, usati anche come fonte luminosa per lo scatto. Lavora anche nel campo della moda, collaborando nel 1983 con la rivista Interview, Marc Jacobs, e Jurgen Teller; riprende poi il mondo della moda nel ciclo "Centerfold/Horizontals", in cui reinterpreta delle pagine pubblicitarie, mettendole in scena. nel 1989 con il ciclo "ritratti storici e antichi maestri" si ricollega alla storia dell'arte, incarnando modelli immaginari della storia della pittura.
Dal 1985 con il ciclo "Fairytales", e "Disasters" la Sherman introduce nel suo lavoro un nuovo elemento, che diventerà poi quasi una costante: i manichini; inizialmente usati per richiamare in maniera grottesca il mondo dei giocattoli, saranno i protagonisti nel ciclo "Sex pictures", in cui vengono scomposti e utilizzati per reinterpretare scene hard.
Alcune immagini della mostra al MOMA di NY, trovate l' articolo completo qui: http://www.nuok.it/nuok/i-mille-volti-di-c...herman-al-moma/
altre fonti dalla rete e wikipedia
(Glen Ridge, 19 gennaio 1954)
Poco tempo dopo la sua nascita, la famiglia lasciò il New Jersey per trasferirsi a Huntington, Long Island. Cindy Sherman cominciò a interessarsi di arti visive già al college (SUNY Buffalo), dove cominciò a dedicarsi alla pittura, che però abbandonò presto per dedicarsi alla fotografia. Insieme a Longo (Compagno di studi), a Charls Clough e altri artisti fonda la galleria d’arte Hallwessl.
Per un breve periodo si focalizza sulla pittura dipingendo in maniera realista copie di foto tratte da riviste e ritratti. Quando in America ci fu la contestazione femminile, Sherman si appropria dello stereotipo maschilista della donna sensuale, lo interpreta in prima persona per riutilizzarlo in chiave ironica. Usa lo stereotipo per eliminare lo stereotipo. Nel 1995, Sherman ha ricevuto uno dei prestigiosi premi MacArthur Fellowships, conosciuti come "Genius Awards."
Nel 2006 ha creato una serie di pubblicità di moda per il designer Marc Jacobs. Nell'autunno del 2011 MAC, azienda leader nella produzione di cosmetici professionali, esce con una collezione i cui poster pubblicitari ufficiali sono delle caratterizzazioni della Sherman.
Cindy Sherman produce serie di opere, fotografando se stessa in una varietà di costumi. In serie recenti, datate 2003, si presenta come clown. Sebbene la Sherman non consideri il proprio lavoro femminista, molte delle sue serie di fotografie, come "Centerfolds," (1981), richiamano l’attenzione sullo stereotipo della donna come appare nella cinematografia, nella televisione e sui giornali.
Le Untitled Film Stills sono una serie di 69 fotografie in bianco e nero di piccolo formato nelle quali la Sherman si presenta come attrice sconosciuta in riprese che evocano film stranieri, immagini di Hollywood, film di serie B, e film noir. Evita di mettere i titoli alle immagini per preservare la loro ambiguità. Le opere sono state spesso create nel suo appartamento, usando oggetti e costumi propri o presi in prestito come in Ultitled Film Still #11, in cui il cuscino con il cane appartiene ad un amico. Le Untitled Film Stills sono raggruppate in serie distinte: Nei primi 6 le foto sono sgranate e leggermente fuori fuoco (ad esempio, Untitled #4), e ciascuno dei ruoli sembra essere svolto dalla stessa attrice bionda.
Il gruppo successivo è stato fatto nel 1978 a casa della famiglia di Robert Longo sulla forcella a nord di Long Island. Sherman tornò al suo appartamento, preferendo lavorare da casa. Ha creato la sua versione di un personaggio Sophia Loren nel film La crociere (es Untitled Film Still #35). Ha preso diverse fotografie delle scene mentre si prepara per il viaggio in Arizona con i suoi genitori. Untitled Still Film #48(1979), è conosciuto anche come The Hitchhiker, è stato girato al tramonto, una sera. Il resto della serie è stata girata nei dintorni di New York, come Untitled #54. Nel dicembre 1995 il Museum of the Modern Art di New York, ha acquistato tutte le 69 fotografie della serie Unititled Film Stills per una cifra stimata di un milione di dollari.
Nel ciclo "A Play of Selves" lavora (richiamando lo stile di Duchamp) sul cambiamento di identità e sull' analisi delle definizioni dell’apparenza e del genere dettate dai fotografi. Compare sola nelle sue fotografie, giocando con travestimenti, amatorialità e ricerca di sé stessi intesi come diverse entità, rimandando alla fragilità dell’ io di fronte ai meccanismi di identificazione e di riconoscimento sociale. Nel 1975 con il ciclo "Untitled A B C D" lavora sul proprio viso come tela, utilizzando trucco e accessori per assumere connotati diversi.
La sua non è un’indagine su se stessa come quella portata avanti da Francesca Woodman, ma un lavoro sull’identità in generale. Parla di sé stessa con distacco e lavorando su gli stereotipi e sui modelli. Si pensi al ciclo "Bus Rider", in cui la Sherman reinterpreta con il gioco dei travestimenti le diverse tipologie di persone intente ad aspettare l'autobus, o al ciclo"Hollywood", in cui lavora sui cosiddetti falliti, quegli individui cioè che hanno mancato il sogno americano; questo lavoro comprende quindi anche una riflessione sul patetico dei sogni che non si riescono a realizzare.
Lavoro molto importante è "Untitled film stills" in cui la Sherman ricrea dei fotogrammi cinematografici, mettendo in scena un'azione o uno stereotipo femminile del cinema americano. Nel 1980 presenta "Rear Screen Projection" in cui si fotografa su vari sfondi proiettati alle sue spalle, usati anche come fonte luminosa per lo scatto. Lavora anche nel campo della moda, collaborando nel 1983 con la rivista Interview, Marc Jacobs, e Jurgen Teller; riprende poi il mondo della moda nel ciclo "Centerfold/Horizontals", in cui reinterpreta delle pagine pubblicitarie, mettendole in scena. nel 1989 con il ciclo "ritratti storici e antichi maestri" si ricollega alla storia dell'arte, incarnando modelli immaginari della storia della pittura.
Dal 1985 con il ciclo "Fairytales", e "Disasters" la Sherman introduce nel suo lavoro un nuovo elemento, che diventerà poi quasi una costante: i manichini; inizialmente usati per richiamare in maniera grottesca il mondo dei giocattoli, saranno i protagonisti nel ciclo "Sex pictures", in cui vengono scomposti e utilizzati per reinterpretare scene hard.
Alcune immagini della mostra al MOMA di NY, trovate l' articolo completo qui: http://www.nuok.it/nuok/i-mille-volti-di-c...herman-al-moma/
altre fonti dalla rete e wikipedia
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martedì 3 luglio 2012
YANN ARTHUS-BERTRAND
YANN ARTHUS-BERTRAND
Yann Arthus-Bertrand (Parigi, 13 marzo 1946) è un fotografo, giornalista e ambientalista francese.
La sua passione per la fotografia naturalista ha inizio all'età di 30 anni, nel 1976, anno in cui parte per il Kenya assieme alla moglie Anna, con la quale trascorre 3 anni nel Masai Mara, studiando il comportamento di una famiglia di leoni.
Durante tale periodo sorvola diverse volte la riserva in elicottero e in mongolfiera, scoprendo una vocazione per la fotografia aerea.
Tornato in Francia, nel 1981 pubblica il libro fotografico Lions. Ha inizio così la sua carriera di fotoreporter specializzato in reportage naturalistici, che lo porta a collaborare con le riviste francesi Paris-Match e Géo.
Nel 1991 fonda l'agenzia Altitude, prima agenzia specializzata in fotografia aerea nel mondo.
Nel 1994, con il patrocinio dell'UNESCO, da vita al progetto La Terre vue du Ciel, un inventario dei più bei paesaggi del mondo fotografati dal cielo, il cui motto è «Testimoniare la bellezza del mondo e tentare di proteggere la Terra». Alcune delle foto più belle sono pubblicate nel libro omonimo, che venderà 3 milioni di copie in 24 lingue. Una mostra fotografica dallo stesso nome fa il giro del mondo, con installazioni in oltre 110 città e circa 120 milioni di visitatori.
Nel 2005, fonda l'associazione ecologista internazionale GoodPlanet.org e dà vita alla iniziativa Action Carbone, un programma destinato a compensare le emissioni di gas a effetto serra generati dalla sua attività di fotografia aerea, tramite il finanziamento di progetti per lo sviluppo di energie rinnovabili, per il risparmio energetico e per la riforestazione.
Il 31 maggio 2006 viene insignito della Légion d'honneur e diviene membro della Académie des Beaux-Arts dell'Institut de France, grazie alla creazione di una nuova sezione consacrata alla fotografia.
Nell'aprile 2007 ha iniziato, in collaborazione con Luc Besson, le riprese di un lungometraggio intitolato Home. Il film vuole essere una fotografia dello stato di salute del pianeta e dei problemi cui l'umanità deve fare fronte. La prima mondiale è stata il 5 giugno 2009, giornata mondiale dell'ambiente.
Ha prodotto oltre 60 libri fotografici tra cui:
Lions, Hachette Réalités, 1981. (in collaborazione con Anne Arthus-Bertrand)
Uomini e animali, Leonardo Arte, 1999.
Omaggio alla terra. Un ritratto del pianeta all'alba del 2000, Mondadori, 1999.
La Terra vista dal cielo, Mondadori, 2002.
Trecentosessantasei giorni per riflettere sulla Terra, White Star, 2005.
La Francia vista dal cielo, Mondadori Electa, 2006.
Qui potete trovare le sue immagini:
Fonte: wikipedia e sito ufficiale
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