lunedì 2 luglio 2012

MAN RAY

"Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà «come», mentre altri di natura più curiosa si chiederanno «perché» (Man Ray)"
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Man Ray, pseudonimo di Man Emmanuel Rudnitzky (Filadelfia, 27 agosto 1890 – Parigi, 18 novembre 1976), è stato un pittore, fotografo e regista statunitense esponente del Dadaismo.
Pur essendo un pittore, un fabbricante di oggetti e un autore di film d'avanguardia (Retour à la raison (1923), Anémic cinéma con Marcel Duchamp (1925), Emak-bakia (1926), L'étoile de mer (1928), Le mystères du chateau de dé (1929) precursori del cinema surrealista) è conosciuto soprattutto come fotografo surrealista, avendo realizzato le sue prime fotografie importanti nel 1918.
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A New York, dove viveva, con il suo grande amico l'artista surrealista Marcel Duchamp formò il ramo americano del movimento Dada che era iniziato in Europa come un rifiuto radicale dell'arte tradizionale.
Dopo alcuni tentativi senza successo e soprattutto dopo la pubblicazione di un unico numero di New York Dada nel 1920, Man Ray affermò che "il Dada non può vivere a New York" e nel 1921 andò a vivere e lavorare nel quartiere di Montparnasse a Parigi negli anni della grande esplosione creativa della "Ville Lumière".

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Lì si innamorò della famosa cantante francese Kiki (Alice Prin), spesso chiamata Kiki de Montparnasse, che in seguito divenne la sua modella fotografica preferita. Insieme a Jean Arp, Max Ernst, André Masson, Joan Miró e Pablo Picasso, fu rappresentato nella prima esposizione surrealista alla galleria Pierre a Parigi nel 1925.
Nei venti anni successivi sempre vissuti a Montparnasse, Man Ray rivoluzionò l'arte fotografica. Grandi artisti dell'epoca come James Joyce, Gertrude Stein, Jean Cocteau e molti altri posarono di fronte alla sua macchina fotografica.
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Nel 1934, la celebre artista surrealista Méret Oppenheim, conosciuta per la sua tazza da te ricoperta di pelliccia, posò per Man Ray in quella che divenne una ben nota serie di foto che la ritraggono nuda in piedi vicino a un torchio da stampa. Insieme alla fotografa surrealista Lee Miller che fu la sua amante e assistente fotografica all'epoca utilizzò sistematicamente per primo la tecnica fotografica della solarizzazione.
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Un'altra tecnica fotografica utilizzata dall'artista è stata quella dei rayograph, ottenuti poggiando oggetti direttamente sulla carta fotografica, procedimento apparentemente semplice, ma che seppe usare per immagini altamente suggestive.
Man Ray scoprì per caso le rayografie nel 1921. Mentre sviluppava alcune fotografie in camera oscura, un foglio di carta vergine, accidentalmente, finì in mezzo agli altri e dato che continuava a non comparirvi nulla, poggiò, piuttosto irritato, una serie di oggetti di vetro sul foglio ancora a mollo e accese la luce.
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L'artista ottenne così delle immagini deformate, quasi in rilievo sul fondo nero. Attraverso i suoi rayogrammi, termine costruito sul suo cognome, ma che contemporaneamente evoca il disegno luminoso, poteva sondare ed esaltare il carattere paradossale e inquietante del quotidiano.
Le fotografie di Man Ray sono raggi e inversioni che vanno dal bianco al nero, oggetti sovraesposti che prendono forma sulla carta fotografica, nudi che si muovono come raggi multidirezionali, visioni astratte di tutto ciò che è apparentemente reale, ritratti che penetrano i visi e scavano solchi di luce sulla pellicola come le due chiavi di violino (Le violon d’ Ingres del 1924) su una schiena nuda oppure le lacrime artificiali che diventano icona di un’epoca o le natiche bianchissime di una modella che astraggono il corpo in una visione angelica della donna.

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Negli ultimi anni della sua vita Man Ray fece spesso ritorno negli Stati Uniti, dove visse a Los Angeles per alcuni anni. Tuttavia egli considerava Montparnasse come casa sua e vi fece sempre ritorno e fu lì che morì il 18 novembre 1976. Venne seppellito nel cimitero di Montparnasse. Il suo epitaffio recita: Non curante, ma non indifferente.

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fonti dalla rete e wikipedia, le immagini sono soggette a copyright

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