venerdì 6 luglio 2012

GRANDI FOTOGRAFI - GERDA TARO

GERDA TARO


Gerda Taro il cui vero nome era Gerta Pohorylle, nasce da una famiglia di ebrei polacchi. Nonostante le sue origini borghesi, giovanissima entra a far parte di movimenti socialisti e lavoratori. Per questi motivi e per la sua origine ebraica l’avvento del nazismo in Germania le crea molti problemi.
Finisce in carcere in quanto attiva nel Partito Comunista tedesco e subito dopo decide di scappare con un amico a Parigi.
A Parigi conosce André Friedman, un ebreo anch'esso comunista, ungherese, che sbarca il lunario facendo il fotografo. André e Gerda si fidanzano e André le insegna ciò che sa sulla fotografia. Insieme, un po’ per sfida, un po’ per opportunità, inventarono il personaggio “Robert Capa”, un fantomatico ma celebre fotografo statunitense giunto a Parigi per lavorare in Europa. Grazie a questo curioso espediente la coppia moltiplica le proprie commesse e guadagna parecchi soldi.




Nel 1936 entrambi decidono di seguire sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, guerra che inciderà parecchio sulla vita dei due. Giunti in Spagna divennero immediatamente importanti testimoni della guerra, realizzando molti reportage pubblicati in periodici come "Regards" o "Vu."
Nota fra le milizie antifasciste per la sua freschezza, coraggio ed eccezionale bellezza, rischiò sempre la vita per realizzare i propri servizi fotografici.
All’inizio il marchio "Capa-Taro" fu usato indistintamente da entrambi i fotografi. Successivamente i due divisero la 'ragione sociale' -CAPA- e André Friedman adottò definitivamente lo pseudonimo Robert Capa per sé.



Gerda realizzò, in un periodo in cui Capa era per alcuni giorni a Parigi per rapporti con le agenzie, il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete. All'inizio parve una grande vittoria repubblicana.
Il contrattacco franchista ribaltò presto la situazione e Gerda fu allora testimone dei selvaggi bombardamenti dell'aviazione nazionalista, scattando numerose fotografie e sempre con estremo rischio per la propria vita.
L'articolo che venne pubblicato sulla rivista “Regards”, diede un grande lustro alla reporter tedesca. Al ritorno dal fronte di Brunete, Gerda Taro perse la vita a causa di un terribile incidente.




Gerda viaggiava aggrappata al predellino esterno della vettura del generale polacco Walter Swierckinsky, colma di feriti; 'Walter' fu un noto Comandante delle Brigate Internazionali.
Ad un certo punto, degli aeroplani nazisti volarono a bassa quota sul convoglio repubblicano mitragliandolo, seminando il panico e provocando il caos fra i vari veicoli fra cui quello della reporter. Un carro armato repubblicano 'amico' urtò, nel trambusto generale, l'auto alla quale era aggrappata Gerda che cadde sotto i cingoli del tank, non morì immediatamente ma il giorno successivo dopo un’operazione effettuta in condizioni estreme nel vano tentativo di salvarle la vita, Gerda non perse conoscenza e durante i momenti di agonia, il suo pensiero andava alle amate macchine fotografiche.




Restò in vita e vigile sino all'alba del 26 luglio 1937; morì intorno alle ore 5 semplicemente "chiudendo gli occhi". Gerda aveva solo quasi 27 anni.
Il suo corpo fu traslato a Parigi e accompagnato da 200mila persone fu tumulato al Père Lachaise con tutti gli onori dovuti ad un'eroina repubblicana.
La sua tomba a Parigi, giace dimenticata nella zona di Pere Lachaise dedicata ai rivoluzionari ed alla Resistenza, vicino al noto 'Mur des Federès'.



Nel 1942 il regime collaborazionista fascista francese colluso con gli occupanti nazisti, 'censurò' l'epitaffio inciso sulla tomba di Gerda, epitaffio mai più restaurato. In oggi la tomba, date le modifiche accorse nel 1953, è accessibile da un viottolo posteriore, quindi posta "alla rovescio" rispetto a quando fu costruita.




Una leggenda del reportage di guerra, Gerda Taro, la prima donna che si è spinta sul fronte della Guerra Civile spagnola e ha lasciato lì la sua vita, a soli ventisette anni, travolta da un carro armato. È una storia molto triste quella della Taro che lascia un segno ancora più forte per le successive generazioni di donne, giornaliste e fotografe. Fino al giorno della sua morte Gerda ha rifornito le principali riviste dell’epoca di immagini sensazionali, spesso scattate insieme al suo compagno Robert.



Per amore del fronte si sono incrociate le vite dei due fotografi, ma la guerra non ha avuto pietà. Tra i due, in un primo momento, la macchina della guerra grazia Robert Capa che, dopo il secondo conflitto mondiale partecipa nel 1948 alla guerra d’indipendenza di Israele e alla guerra Francia Indocina del 1954
Il suo compagno Capa non si riprese mai più dalla morte della dolce e vivacissima Gerda, PRIMA DONNA REPORTER A MORIRE SUL LAVORO NELLA STORIA. Da allora anch'egli cercherà sempre la morte sul 'lavoro', incontrandola poi nel 1954 nella guerra di Indocina.
Un anno dopo la morte di Gerda, nel 1938, Robert Capa pubblicherà in sua memoria "Death in the Making", riunendo molte foto scattate insieme.




fonti e immagini tratte dalla rete, tra cui wikipedia e NYTimes, le immagini sono soggette a copyright



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