mercoledì 1 dicembre 2010

Epigrafi a Portico d’Ottavia


Al Portico d’Ottavia, murate nei due pilastri dell’arco, ci sono due epigrafi.

La prima, quella a sinistra, è ridotta in modo pietoso, ma questo ormai non fa più notizia.

In essa è riportato il divieto, ovviamente rivolto agli adulti, di giocare nella piazza e nelle botteghe. La cosa più simpatica è l’entità della pena, “ad arbitrio”, cioè come je girava a li sbirri.

Nell’epigrafe si legge:

"D'ORDINE DELL'ILL.MO E REV.MO MONS. GOVERN

DI ROMA SI PROIBISCE IL POTER GIOCARE A

VERUNA SORTE DI GIUOCO ANCHE LECITA IN

QUESTA PIAZZA E SUE PERTINENZE E BOTTE

GHE SOTTO PENE AD ARBITRIO"

La seconda, quella di destra, è invece in buone condizioni, ma è solo una copia e per di più incompleta.

Vi si legge:

"CAPITA PISCIUM

HOC MARMOREO SCHEMATE LONGITUDINE

MAJORUM USQUE AD PRIMAS PINNAS

INCLUSIVE CONSERVATORIBUS

DANTO".

In essa viene ricordato il privilegio, dei Conservatori, alti magistrati romani, sancito dallo Statuto di Roma del 1363, di ricevere le teste, fino alle prime pinne incluse, di tutti i pesci che superavano la misura marmorea conservata in Campidoglio. Tale misura era pari a 5 palmi e 1 oncia, cioè pari a metri 1,13 (si ricordi che il palmo equivale a 22,34 cm. e l’oncia a 1/12 di palmo). Ogni contravvenzione alla norma comportava una multa di ben dieci fiorini d'oro. Questo privilegio fu sospeso con la proclamazione della Repubblica Romana nel 1798, fu ripristinato da Pio VII nel 1817 e definitivamente abolito dallo stesso pontefice.

L’epigrafe originale si trova, per sua fortuna perché si è salvata dal degrado, nel Palazzo dei Conservatori. È sormontata dagli stemmi dei tre Conservatori in carica nel 1581 e al di sotto vi è un bassorilievo raffigurante uno storione di 1,13 m. di lunghezza. L’iscrizione infine è così completata:

FRAUDEM NE COMMITTITO

IGNORANTIA EXCUSARI NE CREDITO

ANG. CLAVARIO FRAN CALVIO CURTIO SERGARDIO COSS

INSTAURATUM AC ERECTUM

A proposito di questo privilegio Giacinto Gigli nel suoi Diarii del XVII secolo annota: “il 16 agosto 1641 fu presentato alli Conservatori di Campidoglio un motuproprio fatto da Urbano Vili in favore di Taddeo Barberino, principe di Pellestrina e prefetto di Roma suo nipote e delli suoi successori in perpetuo che sia padrone di tutte le Teste di Pesci, che vengono dalli luoghi dei quali egli è il padrone.”.

Insomma, ieri come oggi basta avere gli agganci giusti!!!!

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