Al Portico d’Ottavia, murate nei due pilastri dell’arco, ci sono due epigrafi.
La prima, quella a sinistra, è ridotta in modo pietoso, ma questo ormai non fa più notizia.
In essa è riportato il divieto, ovviamente rivolto agli adulti, di giocare nella piazza e nelle botteghe. La cosa più simpatica è l’entità della pena, “ad arbitrio”, cioè come je girava a li sbirri.
Nell’epigrafe si legge:
"D'ORDINE DELL'ILL.MO E REV.MO MONS. GOVERN
DI ROMA SI PROIBISCE IL POTER GIOCARE A
VERUNA SORTE DI GIUOCO ANCHE LECITA IN
QUESTA PIAZZA E SUE PERTINENZE E BOTTE
GHE SOTTO PENE AD ARBITRIO"
La seconda, quella di destra, è invece in buone condizioni, ma è solo una copia e per di più incompleta.
Vi si legge:
"CAPITA PISCIUM
HOC MARMOREO SCHEMATE LONGITUDINE
MAJORUM USQUE AD PRIMAS PINNAS
INCLUSIVE CONSERVATORIBUS
DANTO".
In essa viene ricordato il privilegio, dei Conservatori, alti magistrati romani, sancito dallo Statuto di Roma del 1363, di ricevere le teste, fino alle prime pinne incluse, di tutti i pesci che superavano la misura marmorea conservata in Campidoglio. Tale misura era pari a 5 palmi e 1 oncia, cioè pari a metri 1,13 (si ricordi che il palmo equivale a 22,34 cm. e l’oncia a 1/12 di palmo). Ogni contravvenzione alla norma comportava una multa di ben dieci fiorini d'oro. Questo privilegio fu sospeso con la proclamazione della Repubblica Romana nel 1798, fu ripristinato da Pio VII nel 1817 e definitivamente abolito dallo stesso pontefice.
L’epigrafe originale si trova, per sua fortuna perché si è salvata dal degrado, nel Palazzo dei Conservatori. È sormontata dagli stemmi dei tre Conservatori in carica nel 1581 e al di sotto vi è un bassorilievo raffigurante uno storione di 1,13 m. di lunghezza. L’iscrizione infine è così completata:
FRAUDEM NE COMMITTITO
IGNORANTIA EXCUSARI NE CREDITO
ANG. CLAVARIO FRAN CALVIO CURTIO SERGARDIO COSS
INSTAURATUM AC ERECTUM
A proposito di questo privilegio Giacinto Gigli nel suoi Diarii del XVII secolo annota: “il 16 agosto 1641 fu presentato alli Conservatori di Campidoglio un motuproprio fatto da Urbano Vili in favore di Taddeo Barberino, principe di Pellestrina e prefetto di Roma suo nipote e delli suoi successori in perpetuo che sia padrone di tutte le Teste di Pesci, che vengono dalli luoghi dei quali egli è il padrone.”.
Insomma, ieri come oggi basta avere gli agganci giusti!!!!
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