martedì 26 giugno 2012

ANNE GEDDES

ANNE GEDDES ... dalla parte dei bambini
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Anne Geddes è nata e cresciuta nel 1956 nel Queensland, in Australia. Inizia a fotografare verso i 25 anni e si orienta verso i bambini trovando che l'impostazione all'epoca corrente fosse rigida, convenzionale e non rendesse giustizia alla spontaneità dei soggetti.
Anne è sposata con Kel Geddes e insieme gestiscono la Geddes Group Holdings Ltd. In particolare Kel, forte di oltre 30 anni di esperienza nell'ambito televisivo, si è rivelato decisivo per le sue capacità manageriali, lasciando l'artista libera di continuare a occuparsi di fotografare.
Vivono tra l'Australia e la Nuova Zelanda e hanno due figlie.

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Le sue opere più famose sono essenzialmente ricche di colori pastello e luci soffuse. Tuttavia Anne Geddes ha sempre scattato anche in bianco e nero, una tecnica che ama particolarmente perché comunica semplicità, forza ed emozionalità del soggetto scelto.
Il contenuto emotivo dell'immagine é, secondo Anne Geddes, sempre prioritario rispetto alla scelta tra colore o bianco e nero: è l'elemento fondante dello scatto. La scelta del soggetto é, per Anne, anche fortemente influenzata dall'andamento del mercato e della percezione della gente comune rispetto a certi temi. In tal senso la Geddes si tiene costantemente documentata leggendo fino a 50 riviste al mese.

Anne prepara il set con grande cura e con attenzioni che posso richiedere settimane se non qualche mese per ottenere lo scatto definitivo. È fondamentale che ogni aspetto tecnico sia stato analizzato e risolto ampiamente prima che il piccolo modello o modella arrivi sul set. La disposizione delle luci, ad esempio, viene provata e riprovata con l'aiuto di bambolotti di formato reale. A fronte di una preparazione tanto accurata, il tempo dedicato agli scatti veri e propri è di pochi minuti.
Ancora adesso Anne Geddes scatta in pellicola e non in digitale.

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Gli scatti ricorrono molto raramente al fotoritocco ed Anne si avvale di numerosi stilisti e artigiani che creano appositamente tutto quanto il set richiede, sia come costumi sia come elementi a corollario. Data la delicatezza dei soggetti, particolare attenzione è dedicata alla loro sicurezza: i bambini sono spesso saldamente assicurati con cinture (come nel famoso scatto del bimbo con il costume da ape) e controllati a vista dal personale pronto ad intervenire poco fuori dall'inquadratura.
Nei primi anni della sua carriera Anne trovò che i bambini rendessero difficile programmare con tanta accuratezza lo scatto dal momento che sono, com'é naturale aspettarsi, imprevedibili.

Anne é, inoltre, autrice di diversi libri (Pure, Miracle, Cherished Thoughts With Love), di cui due sono diventati bestseller tradotti in 23 lingue: Down in the garden e Until Now.
Il suo ingresso come membro del NZIPP (New Zeland Institute Of Professional Photographers) le è valso una serie crescente di riconoscimenti del pubblico e della critica, ma i successi conseguiti non si limitano al NZIPP, infatti all' AGFA Photokina del 1992, ha vinto le sezioni "Open" e "People".
Nel Maggio del 1997, Anne è diventata membro ufficiale a vita del PPA (Professional Photographers of America).
Le sue immagini sono state pubblicate in molte riviste internazionali, come Time and Life Magazine, People ,Photo District News, Buzz, e PPA Magazine, ed è stata ospite di molte riviste europee e del sud-est asiatico.

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La fotografia continua ad essere la sfida maggiore della sua vita ed il suo impegno maggiore è quello di far accettare la fotografia di bambini come una forma d'arte al pari delle altre specializzazioni fotografiche.

Nel 1992, quando venne pubblicato il suo primo calendario, destinò una parte del ricavato alla lotta contro l'abuso di minori.
Con il passare degli anni, infine, fondò una ONG: il Geddes Philanthropic Trust. L'associazione si propone di prevenire e combattere la violenza sui minori in Australia, Nuova Zelanda, US e UK.

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Fonte : Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Lasciamo la parola all’artista con uno stralcio della sua intervista tratta da: photofinish.blogosfere.it

Cosa l'ha spinta a diventare una fotografa?
Da piccola ho sempre avuto il presentimento che il futuro mi avrebbe riservato qualcosa di speciale. Sono cresciuta negli anni ‘50 e ‘60 leggendo giornali come il National Geographic e Life e apprezzandone i contenuti fotografici. Quando avevo 18 anni andai in Nuova Zelanda per la prima volta e cominciai a scattare centinaia di fotocercando di osservare ed apprezzare le diverse sfumature della luce naturale. La mia passione per la fotografia da quel momento ha cominciato a crescere lentamente.Qualche tempo dopo mi sono sposata e finalmente, intorno ai venticinque anni, ho avuto il coraggio di trasformare la mia passione in un lavoro e ho cominciato a fare ritratti ai più piccoli: il mio scopo principale in quel momento era di catturare non l'immagine del singolo bebè ma la sua essenza.

Perché i bambini?
Adoro letteralmente i bambini! Per me i piccoli rappresentano la speranza. Sono così incredibilmente belli e come artista li trovo una fonte inesauribile di ispirazione. Sono loro i veri cittadini del mondo, senza nessuna traccia di preconcetti, odi razziali, rivalità politiche o intolleranze religiose. Dal primo momento che ho impugnato in modo professionale la macchina fotografica non ho desiderato fotografare altro! All'inizio della mia carriera la gente pensava che fotografassi bebè solo perché ero una donna. Altri fotografi mi dicevano che i bimbi non erano un soggetto artistico. Personalmente non riesco a pensare ad un soggetto più importante, gratificante e significativo!

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Cosa serve per rendere una semplice fotografia "arte"?
Secondo me una fotografia rappresenta una forma d'arte quando stimola chi la guarda a vedere il mondo in modo diverso, da un altro punto di vista. L'essenza di un bel ritratto per me è rappresentata dalla magia e dalla energia che ogni bambino riesce a trasmettere.

Cosa pensa che le sue immagini rappresentino per gli altri?
Molta gente mi dice che ogni mattina visita il mio sito per cominciare in modo positivo la giornata, e questo dimostra l'energia che c'è dietro i miei piccoli soggetti. Le nostre vite sono frenetiche e piene di lavoro e molti, me compresa, hanno il bisogno di trovare ogni tanto un momento di calma, equilibrio e relax. Spero che i bebè delle mie immagini riescano a portare un messaggio di speranza e positività per il futuro. I bambini parlano un linguaggio universale: in ogni parte del mondo il legame tra un neonato e la sua mamma ha la stessa identica forza!
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Nella sua vita professionale c'è un momento o un traguardo che l'ha resa fiera di quello che stava facendo?
Sono fiera del fatto che attraverso gli anni, dalla pubblicazione del mio primo calendario nel 1992, sono stata capace di contribuire ad attirare l'attenzione sui problemi dell'infanzia come l'abuso sui minori o l'abbandono. Mio marito, Kel, ed io attraverso il Geddes Philanthropic Trust, ci occupiamo attivamente dei problemi dell'infanzia nel mondo e seguiamo e sosteniamo diversi progetti di solidarietà. Tutto questo fa sentire me e mio marito capaci di fare qualcosa di concreto dove l'infanzia ha più bisogno.

Attraverso quale criterio sceglie i bebè da fotografare?
Ho lavorato per molti anni nel mio studio di Auckland, in Nuova Zelanda. Spesso i genitori stessi dei bimbi mi spedivano le fotografie dei loro figli e così non ho mai usato le agenzie specializzate in baby-modelli. Ho molti contatti con club di gemelli, associazioni specializzate in nascite multiple e con le famiglie numerose del mio paese. Mi capita spesso anche di ricevere telefonate di genitori direttamente dai reparti maternità degli ospedali... Una volta un papà mi ha telefonato tutto orgoglioso per propormi il suo piccolo come modello solo un ora dopo la nascita!
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Com'è il suo studio durante una sessione di scatti?
Molte persone mi dicono che si immaginano l'atmosfera del mio studio caotica e rumorosa, ma non è così! Di solito è tutto calmo e silenzioso in particolare quando fotografo i neonati. In sottofondo amo mettere musica classica quando lavoro, in particolare Mozart, perché lo trovo rilassante. Il mio studio ha anche una stanza solo per le mamme, completamente attrezzata, dove le signore possono rilassarsi e chiacchierare. Di solito prima di scattare spiego ad ogni mamma l'immagine che voglio realizzare ed insieme cominciamo a vestire con molta calma e dolcezza il bebè. Lo studio è aperto ai genitori che così possono seguire i loro piccoli durante tutta le sessioni di scatti. Lavoro con un team di persone di cui mi fido ciecamente e che conosco da anni, tutti specializzati nel trattare con i bambini di ogni età ed ai quali ho dato delle rigide regole da seguire. Io ed il mio team siamo coscienti della grande responsabilità che si deve avere lavorando con dei bambini così piccoli!

Come riesce a far dormire i bambini così profondamente?
Mi piacerebbe dire che ho un metodo infallibile e speciale per aiutare i bebè a dormire... ma non è così! I bambini che nelle mie immagini dormono sono tutti neonati che si addormentano con facilità quando hanno mangiato e sono in una situazione di totale relax. Una madre rilassata generalmente significa un bebè rilassato, così cerchiamo di fare di tutto per far star bene le mamme. Nello studio ci sono sedie a dondolo, una di queste è fotografata nelle prime pagine del libro. Di solito scatto di mattina perché ho notato che i bambini sono più "disponibili" nella prima parte della giornata.

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Questa è l'era della rivoluzione digitale in fotografia: come è cambiato il suo lavoro?
Essenzialmente non è cambiato nulla. Una bella immagine parla da sola sia se è stata scattata in pellicola che in digitale. Uso la macchina digitale solo per le mie fotografie personali, specie quando viaggio così non devo preoccuparmi che le pellicole si rovinino a causa dei metal detector negli aeroporti.

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Tutte le immagini sono soggette a copyright

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