L’anteprima dello spettacolo “Volevo fare la mignotta”, seguita da PHOTARTS.
© foto di Fabio Gatto
Una musica, un misto tra inquietudine e serenità mi prende allo stomaco, il motivetto è ingannevole. Non so esattamente cosa mi aspetta. "Volevo fare la mignotta", questo il titolo, abbastanza eloquente, dello spettacolo a cui sto per assistere; Francesca Nunzi l'attrice, che ne ha curato i testi insieme al giovane Bernardino Iacovone, non so altro. Nessuno ne sa niente, eppure la sala è piena.
La donna, la figura femminile intorno alla quale gira un mondo, ecco il punto principale, le sue possibilità e le sue aspettative. Soldi, amore, potere. Una donna può tutto se sa giocare bene le sue carte. O almeno così dicono. Eppure per certe cose ci vuole una predisposizione naturale. Un'alta consapevolezza di se, e la capacità di mettersi in mostra, ecco gli elementi principali, senza tralasciarne però il lato ludico. Divertirsi nel mostrarsi, in fondo lo fanno tante donne.
La "mignotta", il mestiere più antico del mondo, perché? Che sia una decisione consapevole o meno, la scelta di darsi sembra quella vincente, lo era un tempo e forse lo è ancor oggi.
Un tema attuale, fortemente sentito che riempie la sala e che la diverte. Lo spettacolo può sollecitare numerose considerazioni, pensieri e riflessioni, e lo fa nel modo giusto, non forzato. Si ride e si ride tanto, anche li dove a volte dovrebbe uscire un sorriso amaro, un velo di tristezza; eppure la bravura di Francesca Nunzi fa sembrare tutto una bella storia, una commedia. Lei aveva tutto, eppure non le bastava. Una professione di rilievo, una rispettosa posizione sociale, un sostanzioso conto corrente e un loft nel quartiere della Roma Bene, eppure Francesca "Voleva fare la mignotta" .
Una musica, un misto tra inquietudine e serenità mi prende allo stomaco, il motivetto è ingannevole. Non so esattamente cosa mi aspetta. "Volevo fare la mignotta", questo il titolo, abbastanza eloquente, dello spettacolo a cui sto per assistere; Francesca Nunzi l'attrice, che ne ha curato i testi insieme al giovane Bernardino Iacovone, non so altro. Nessuno ne sa niente, eppure la sala è piena.
La donna, la figura femminile intorno alla quale gira un mondo, ecco il punto principale, le sue possibilità e le sue aspettative. Soldi, amore, potere. Una donna può tutto se sa giocare bene le sue carte. O almeno così dicono. Eppure per certe cose ci vuole una predisposizione naturale. Un'alta consapevolezza di se, e la capacità di mettersi in mostra, ecco gli elementi principali, senza tralasciarne però il lato ludico. Divertirsi nel mostrarsi, in fondo lo fanno tante donne.
La "mignotta", il mestiere più antico del mondo, perché? Che sia una decisione consapevole o meno, la scelta di darsi sembra quella vincente, lo era un tempo e forse lo è ancor oggi.
Un tema attuale, fortemente sentito che riempie la sala e che la diverte. Lo spettacolo può sollecitare numerose considerazioni, pensieri e riflessioni, e lo fa nel modo giusto, non forzato. Si ride e si ride tanto, anche li dove a volte dovrebbe uscire un sorriso amaro, un velo di tristezza; eppure la bravura di Francesca Nunzi fa sembrare tutto una bella storia, una commedia. Lei aveva tutto, eppure non le bastava. Una professione di rilievo, una rispettosa posizione sociale, un sostanzioso conto corrente e un loft nel quartiere della Roma Bene, eppure Francesca "Voleva fare la mignotta" .
Un titolo forte, come pochi, un' affermazione che non lascia dubbi o spazio all'interpretazione. Le musiche, di Jacopo Fiastri, in scena con la protagonista, fanno da sottofondo al racconto; una musica partecipativa, motivi diversi da cui la stessa attrice si fa prendere.
Molti applausi, che più volte interrompono la brava protagonista; una necessaria dimostrazione di approvazione, per dimostrare che chi paga il biglietto, chi sceglie il teatro in un momento di crisi economica, viene ripagato. E se la crisi dovesse farsi sentire troppo..?! Be’ in fondo quello della “mignotta” è un lavoro che non conosce ristrettezze…
Molti applausi, che più volte interrompono la brava protagonista; una necessaria dimostrazione di approvazione, per dimostrare che chi paga il biglietto, chi sceglie il teatro in un momento di crisi economica, viene ripagato. E se la crisi dovesse farsi sentire troppo..?! Be’ in fondo quello della “mignotta” è un lavoro che non conosce ristrettezze…
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