Un'opera complessa nata dal talento e dalle inquietudini di Pasolini resa ancor più suggestiva dall'adattamento portato sul palco al Teatro Vascello. “La Divina Mimemis” è il filo conduttore che collega l'alta poesia nella storia, un progetto ambizioso che solo la mente di un grande come Pier Paolo Pasolini poteva pensare di realizzare. Proprio perché “grande”, Pasolini non credette mai di scrivere un'opera della portata della “Divina Commedia”, ma la scelse come sentiero per tracciare quello che lui stesso, con infinita umiltà, vedeva come l'Inferno moderno: un mondo appiattito dal grigiore del conformismo, il mondo degli spazi infinitamente grandi eppure dolorosamente stretti del neocapitalismo; una società che langue tra corruzione, perdita di senso, immobilismo. In questo Inferno si ritrovano tutti, egli stesso, che sente di aver perso quello “sguardo altro” capace di elevarlo al di sopra di questo mondo così imperfetto eppure unico. Un grande plauso ad Alessandro Preziosi. Un'ottima interpretazione, passionale, mai piatta, i toni giusti, l'intonazione perfetta. L'atmosfera creata dai sottofondi di Michele Rabbia è a dir poco surreale. Difatti chiamarla atmosfera è termine improprio: le melodie inedite che nascono dalle mani, dai piedi, dal petto, dalle ginocchia, dalle labbra del musicista sono attori o attrici a loro volta, inseparabili dal testo. Poesia è la prosa pasoliniana, poesia è musica, musica e poesia sono la voce di Preziosi e le mani di Michele. Tutto si fonde in un insieme armonico molto complesso, a volte addirittura straniante. È commovente il racconto di un Inferno in Terra affatto distante dal mondo, dal Paese, di oggi. Viene da chiedersi cosa avrebbe scritto Pasolini adesso, guardando quaggiù. Con tutta probabilità le sue parole non sarebbero state molto diverse. Le Fiere sarebbero ancora simboli per illusione, sonno, ferocia ed egoismo, lussuria. Uno spettacolo che non è dunque semplice omaggio al Poeta che ci ha lasciati, ma un faticoso percorso che si intraprende con tutti e cinque i sensi, grazie alla voce di un bravissimo Preziosi, le evoluzioni con i mille strumenti di Michele, le immagini scelte dallo stesso Pasolini, il retrogusto amaro dello sguardo al presente, il profumo della grande letteratura.
lunedì 14 novembre 2011
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