domenica 20 novembre 2011

JOHNNY ENGLISH

Dopo otto anni torna sui grandi schermi l’amatissimo Johnny English, l’agente segreto interpretato da Rowan Atkinson, aka Mister Bean. Rowan Atkinson torna in Italia, a Roma, per presentare la sua ultima pellicola, “Johnny English - La rinascita”, per la regia di Oliver Parker. Ad affiancarlo, attori importanti come Rosamund Pike e Dominic West. Il film si svolge otto anni dopo il precedente capitolo. Dopo la sua ultima missione in Mozambico, conclusasi in un clamoroso disastro, l'agente segreto Sir Johnny English ha lasciato l'MI7, e per cinque lunghi anni si è rifugiato in Tibet, dove ha vissuto come un eremita, nascondendosi per la vergogna e l'umiliazione. L’agente segreto viene chiamato a salvare il mondo da un complotto di vaste proporzioni organizzato da tre ex spie, una delle quali appartenente proprio all’intelligence inglese. Il loro scopo è quello di impossessarsi di una pericolosissima arma in grado di controllare le menti degli esseri umani, grazie alla quale poter uccidere il premier cinese e tenere sotto scacco il mondo. Toccherà ad English sventare il piano dei tre figuri e riscattare la propria immagine. Il cast è ricco e di tutto rispetto. Oltre ai già citati Rosamund Pike e Dominic West, ci fa felici il ritorno di Gillian Anderson - l’indimenticabile Scully di X-files – che interpreta il nuovo capo dell'MI7. Durante la conferenza stampa per la presentazione del film alla Casa del Cinema di Villa Borghese, Atkinson è disponibile e pronto, risponde con grande simpatia alle domande, senza lesinare opinioni e commenti anche quando si pone l’accento sul ruolo della commedia, come genere, in un periodo di crisi come questo: “Fino adesso il film è andato bene. In ogni caso sono convinto che i film comici possano essere un antidoto alle difficoltà giornaliere. L'ultima voce alla quale si rinuncia, anche in un momento di crisi economica come questo, è il divertimento. Non posso dire che la mia unica missione di vita sia quella di rendere felici le persone, ma sarei soddisfatto se sapessi di aver regalato qualche sorriso in più”. O sulla differenza tra la maggior parte dei film di spionaggio comici e Johnny English, personaggio fallibile e umanissimo: “Quando ho costruito il personaggio di Johnny English la cosa che mi interessava di più era che fosse credibile, naturalmente più credibile di un modello come James Bond. Johnny invece è più umano. Lui non pensa di essere totalmente incapace, anzi si giudica un ottimo agente segreto. È una spia non perché gli viene naturale, ma deve provarci. In questo secondo film credo che il personaggio sia più tridimensionale, più reale. Ci si può identificare con lui perché è uomo normale. Nel nuovo film abbiamo cercato di dare un maggiore senso di realtà, è più un thriller comico, abbiamo ideato una storia di maggior interesse piuttosto che puntare solo sull’attesa della battuta successiva”.Infatti, pur essendo girato alla maniera dei film di 007, Johnny English non è una parodia. Una delle carte vincenti è stato il creare un film di spionaggio vero, in cui lo spettatore possa interessarsi alla trama. Per l’attore questo sequel, nonostante abbia molti punti in comune con il primo capitolo, è di gran lunga migliore. English ha maggiori sfumature, continua ad essere goffo, pieno di difetti, impacciato, ma in realtà è un ottimo agente. È infatti coraggioso e caparbio, non si ferma davanti a nulla finché non ha portato a termine la sua missione. Non si arrende mai e forse per questo è così amato dal pubblico.Attore poliedrico e generoso - come ci tengono a sottolineare gli attori che hanno lavorato con lui - in una prima versione del film Atkinson avrebbe dovuto interpretare sia Johnny English che un suo cugino cattivo. “Ma io sono riluttante ad interpretare due ruoli nello stesso film. A differenza di Mike Myers non credo che sarei in grado di farlo. Volevamo rappresentare una storia credibile e con un attore a rivestire due ruoli mi sarebbe sembrato quasi un tradimento. Io cerco di evitare di dimostrare la mia versatilità”. Atkinson non nasconde la sua passione per le auto (passione che gli è quasi costata la vita in più di un’occasione), quando si parla del “giocattolo” presente nel film: una sedia a rotelle modificata, sulla quale si è lanciato a 60 km/h. “Per quanto riguarda la scena in fuga sulla carrozzella, c’è sempre bisogno di inseguimenti nei film di spie. È stato straordinario scorrazzare con quella carrozzella, è un vero giocattolo. Abbiamo usato un motore da go-kart per farla arrivare a 60 Km all’ora. Quando la carrozzella va ad alta velocità sono stato proprio io a girare la scena”. E sembra di cogliere un lampo di malcelato entusiasmo quando si parla della Rolls Royce utilizzata nel film:“Volevo che Johnny impiegasse una macchina inglese diversa dal solito. L'Aston Martin era stata troppo sfruttata e mi sembrava un vero cliché così ho spostato l'attenzione sulla Rolls. Sapevo che c'era un modello nuovo a disposizione con un motore V16 e dopo la nostra richiesta l'hanno messa a nostra disposizione”. Anche se in Italia uscirà solo il 28 ottobre, “Johnny English – La Rinascita” ha già fatto il suo esordio in 32 mercati, incassando oltre 60 milioni di dollari. Il migliore risultato di incassi, ovviamente, è arrivato dall’Inghilterra, con quasi 8 milioni di dollari incassati in nel fine settimana. Si tratta di un record per Atkinson, che non aveva mai esordito su suolo inglese con cifre simili. L’obiettivo a questo punto sono i 250 milioni. Il primo capitolo, uscito nel 2003, si fermò a quota 160, mentre l’ultimo Bean, del 2007, arrivò ai 229. Vedremo se Johnny English riuscirà a battere il suo alter ego di celluloide.

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