Il 14 Gennaio 2011 uscirà nelle sale cinematografiche italiane Un giorno della vita, opera prima di Giuseppe Papasso, con la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta ed Alessandro Haber. Ispirato al film francese della nouvelle vague “I quattrocento colpi” di François Truffaut, e guidato dalla poesia dei film di Guareschi e di Tornatore, Papasso porta sugli schermi una favola d’altri tempi, che racconta con molta sobrietà la passione per il cinema,vista attraverso gli occhi di un bambino. Le parole di una vecchia filastrocca ci introducono, in punta di piedi, in un mondo che non c’è più. Siamo nella Basilicata degli anni sessanta, quando il ritmo della vita seguiva un passo più lento, distante dalla frenesia dei nostri giorni. Più esattamente siamo nel 1964,anno di importanti cambiamenti socio-politici, con la scomparsa di Togliatti, la diffusione dei primi topless e l’espansione del cinema attraverso le sale parrocchiali. In questo contesto vive Salvatore,interpretato dal piccolo e bravissimo esordiente Matteo Basso, un bambino appassionato di cinema,che è disposto a percorrere, insieme ai suoi due amici d’avventura, anche 5 km in bicicletta per raggiungere il paese più vicino e vedere un film. Tutto questo malgrado il dissenso di suo padre, incarnato dall’energico temperamento di Ernesto Mahieux, comunista militante nella sede del paese, che vuole invece imporgli la sua visione della vita. Ma la passione di Salvatore non si fermerà, neanche di fronte alla decisione di compiere un furto per acquistare un vecchio proiettore ed aprire un cinema tutto suo nel proprio paese. L’ingenuità del gesto gli costerà il riformatorio e il distacco dal suo primo amore, con cui ha sempre condiviso la sua passione Un giornalista, interpretato dal sempre straordinario Alessandro Haber, rimetterà poi ordine nella vicenda, riuscendo a trasformare Salvatore in un piccolo pioniere poiché, attraverso i suoi occhi incantati, ha visto nel cinema la magia che altri, troppo condizionati dai pregiudizi, ancora non riuscivano a comprendere. Maria Grazia Cucinotta partecipa a questa favola con un ruolo solo apparentemente marginale, quello della madre di Salvatore, moglie rispettosa, che non entra mai in conflitto con il proprio uomo, come era buon uso fare per le donne del sud, ma che però, alla fine, sarà lei che prenderà la decisione più importante. La totale devozione alla famiglia di questo personaggio, nel quale Maria Grazia si cimenta con tutto il suo reale sentimento materno, ci offre uno spunto di riflessione sul raffronto con la donna di oggi, che ha sì conquistato una buona fetta di diritti ma che sicuramente ha dovuto rinunciare a quella fetta altrettanto grande, che è parte integrante del ruolo della donna, nella quale nessuno la può sostituire. Le ambientazioni, i paesaggi, la semplicità di gesti che si sono persi, sono un’ incredibile miscela che Giuseppe Papasso amalgama tra loro in In un giorno della vita, per darci la possibilità di sognare ad occhi aperti e vivere con un po’ di nostalgia una bella favola di tempi che, purtroppo, non torneranno più.
domenica 13 novembre 2011
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