domenica 13 novembre 2011

LEO GULLOTTA IN DOPPIO ASSOLUTO

È un duo inedito quello che calca il palco del Teatro Vascello. Leo Gullotta e Javier Girotto, due artisti che dialogano, recitano e si accompagnano l’un l’altro ognuno con la propria arte: la recita e la musica. È il primo appuntamento di quattro serate-evento che proseguiranno una volta al mese fino ad aprile, con l’intento di sostenere ed aiutare il teatro in tutte le sue forme. La prossimo serata si terrà il 14 marzo e vedrà come protagonisti Andrea Rivera e Bobo Rondelli, e poi ancora il 18 aprile appuntamento con Alessandro Preziosi e Michele Rabbia. Per finire il 16 maggio, nella serata conclusiva che vedrà protagonisti Gabriele Lavia e Rita Marcotulli. Sempre un rappresentante della parola ed uno della musica, e sempre di lunedì, data simbolica perché da sempre giorno di riposo dei teatri. I due interpreti, Leo Gullotta e Javier Girotto, danno vita sul palco ad un dialogo jam-session a suon di parole e note. Vengono letti brani del libro “Storie di cronopios e di famas”, l’opera surreale, fantastica e magica dello scrittore argentino Julio Cortàzar, che riposa ora nel cimitero parigino di Montparnasse. La mimica e la recita di Leo Gullotta sembrano dare vita ai personaggi del libro. Si parla fondamentalmente di due famiglie, i Cronopios ed i Famas, ma che sono qualcosa di più. Sono due generi d’essere umano, due tipi ideali che solo apparentemente, in superficie, interpretano l’esistenza in modo complementare. I sognatori Cronopios, folli ed impulsivi stravolgono il mondo a loro insaputa, convinti che il mondo sia folle quanto loro. Un allegro disastro. Dall’altra parte ci sono i Famas, razionali, amanti dell’ordine fino alla follia, quelli che “etichettano i ricordi”, per usare le parole di Italo Calvino. Javier Girotto ne segna i passi a ritmo di sax, di clarino. Fraseggi jazz, svolazzi di scale dalla diteggiatura che ricorda, nel sapore delle note, una malinconica milonga di Buenos Aires. Totalmente fuori dagli schemi razionali l’interpretazione che Leo Gullotta fa del brano “Istruzioni per salire le scale”. Girotto prepara il fiato, e disegna nell’aria una colonna sonora ideale del movimento mimato da Gullotta ed il pubblico applaude e ride. La mimica e la voce giocano con la musica. Lo stesso Gullotta, divertito, al microfono dice: “si mischia la follia, l’assurdità della parola e la dolenza della musica”. È jazz tra i due, è tango. I racconti sono intervallati da un assolo di sax, è come un corteggiamento fra arti. Si recita il racconto “La capacità d’astrazione”. Si parla della capacità di estrarre dal proprio contesto solo le orecchie delle persone, o i bottoni, rendendo il mondo un posto sempre nuovo e magico. E Gullotta conclude, a braccia aperte, con un sorriso da parte a parte: “La vita è piena di bellezze come questa”.


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