domenica 13 novembre 2011

MARBLE...CHE PASSIONE

È un amore “di marmo”, un sogno brillante, travolgente e lucido quello che inizia a turbare la monotonia di due coppie alla deriva. Al Teatro Vascello di Roma, fino al 6 marzo, lo spettacolo “Marble” mette in scena il desiderio di evasione dalla realtà. Un personaggio, una notte, inizia a sognare la moglie del suo amico. Non si vedono da anni, sono praticamente degli sconosciuti, eppure nel sogno, circondati dal marmo, la passione sessuale li travolge. E la realtà, intesa come “il giorno”, inizia ad esser vissuta come un’attesa della notte. Le loro vite erano “discrete”, come loro stessi le definiscono: figli, lavoro e l’inevitabile attesa della morte. È tutto inesorabilmente rassicurante. Ma sono stanchi della routine, vogliono qualcosa di spettacolare. Vogliono il marmo. “È bello essere l’uomo dei sogni per qualcuno”, dice l’uomo di mezz’età che la notte immancabilmente incontra la moglie del suo miglior amico. Ma il “tradimento”, anche se relegato al mondo del sogno, non rimane nascosto, ne parlano apertamente, come se le colpe dei sogni fossero di qualcuno di loro. Il marito della donna però non riesce a capire. Ma è la moglie a viverla come unica ancora di salvezza nella sua monotona vita: “vivo per dormire!”. Le quinte del teatro, composte da tre diversi armadi bianchi che corrono su binari, si configurano ad ogni scena donando ad ogni spazio un ambiente unico. L’odore del sigaro di lui, dell’uomo del sogno, inizia ad esser percepito anche dagli spettatori come un momento onirico. Ci si domanda sul sogno e sulla realtà. È la fantasia che inizia a divorare la realtà. Si parla del giorno come fatto di grigio e ferro, ma la notte tutto diventa del bagliore del marmo. “Oh, Dio, non parlarmi del sole... va avanti da tutto il giorno!” Punte di cinica ironia si alternano a momenti di angoscia. I momenti di dialogo tra gli attori sono immancabilmente accompagnati da battute argute e da risate del pubblico. Ma il sapore di irrealtà non abbandona mai il palco. “Marble”, di Marine Carr, rappresenta un punto di vista davvero originale sulle problematiche di coppia. Quando il cuore inizia a svuotarsi della passione, allora le vie di fuga dalla realtà iniziano ad impossessarsi degli esseri umani. Sentimenti profondi, irrazionali, come unica ancora alla realtà. Ed è questo lo spunto dello stile della Marine Carr. Nel 1997, all’Abbey Theatre di Dublino, durante un’intervista, la scrittrice citò il concetto di “potenziale negativo” del poeta inglese John Keats: “Essere nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio, privi di quell’irritabile necessità di ricorrere alle prove e alla ragione”.

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