Dopo aver scontato alcuni anni di carcere e dopo una latitanza di quattro anni, Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque torna al suo paese d’origine, Marina di Sopra, cittadina calabra immaginaria dove convivono la bellezza struggente della natura e le colate di cemento degli interventi edilizi. Cetto è un imprenditore edile ricchissimo e corrotto che, dopo un sopralluogo al suo “paradais village” la cui costruzione è stata bloccata dai vincoli comunali per preservare il patrimonio naturale e artistico del territorio, decide insieme ai suoi fedeli che è arrivato il momento di candidarsi a sindaco della città con il Partito du Pilu. Cetto è soprattutto un volgare donnaiolo: sua moglie Carmen e suo figlio Melo, interpretati dai bravissimi Lorenza Indovina e Davide Giordano, lo vedono tornare dall’esilio in compagnia di una bellissima donna caraibica e di una bambina dalla paternità non precisata. L’immoralità del personaggio raggiunge l’apice nel rapporto padre-figlio in cui Cetto costringe Melo a lasciare la ragazza che ama perché senza curve, a frequentare le prostitute, a imparare a sparare, a guidare la moto senza casco e lo fa finire in prigione dove finalmente Melo si trasforma nel figlio tanto desiderato. La convivenza tumultuosa della famiglia allargata nella sfarzosa e cafonissima villa viene interrotta su consiglio dello spin doctor elettorale Jerry, un esilarante consulente new age di origine barese ma che si spaccia per milanese interpretato da Sergio Rubini, che pianifica la strategia elettorale per far vincere La Qualunque contro l’onesto candidato De Santis: apparire un bravo marito e padre, apparire elegante e impeccabile, apparire un buon cristiano, solo e sempre apparire. La campagna elettorale si svolge nel più scorretto e comico dei modi tra faccia a faccia televisivi per nulla neutrali, presentazione di liste fatte di soli parenti e assurde promesse come “più pilu per tutti” o l’abolizione di bollette/assicurazioni e si concluderà ancora più corrottamente con un broglio elettorale a favore di La Qualunque. Geniale il costumista Roberto Chiocchi che veste Albanese con gessato viola-oro e accessori bianchi, con abito e camicia a contrasto melanzana e con completo di tessuto stampato "vota cettolaqualunque” e che gli affianca in tenuta da rave party il fedelissimo scagnozzo Pino, interpretato con sincronicità perfetta dall’energico Nicola Rignanese e in abbigliamento sportivo l’amico “invalido” Mario Cordova, nei panni di un personaggio sano e amante dello sport che non si sveglia alle 7 del mattino dall’82 e che, grazie ai favori di Cetto, è riuscito a ottenere la pensione d’invalidità. La semplicità della trama è bilanciata dall’abbondanza creativa espressa dai personaggi e dal linguaggio fumettistico del film decisi, insieme ad Albanese, dal regista Giulio Manfredonia e dallo sceneggiatore Piero Guerrerra e supportati dai produttori Fandango e Rai Cinema. Alla conferenza stampa sono due su tutti gli argomenti dibattuti: quanto la realtà della politica italiana riesca a superare il surrealismo del film e l’immagine del sud che il film comunica. Albanese conferma l’attualità delle tematiche affrontate nel film ma libera il suo personaggio da qualunque riferimento o persona reale sostenendo che Cetto, nato 7 anni fa in tv, viene da un passato molto più lontano e riassume i cattivi esempi che da sempre popolano il nostro paese. Il sud raccontato è, per ovvie ragioni, semplificato ma drammaticamente vero: una terra amata che trasmette dolori profondi in cui trionfano l’orgoglio del desiderio di onestà e l’ottimismo del saper andare oltre l’amarezza della realtà ridendoci sopra.
domenica 13 novembre 2011
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