domenica 20 novembre 2011

RICCARDO III

Si conclude con un grande Riccardo III la stagione 2011 del Globe Theatre, a Villa Borghese. L'opera, nel titolo originale “The Life and Death of King Richard III, Vita e morte di re Riccardo III” è l'ultima di quattro opere teatrali nella tetralogia minore di William Shakespeare sulla storia inglese: conclude un racconto drammatico cominciato con Enrico VI, parte 1 e continuato con Enrico VI, parte 2 e Enrico VI, parte 3. Dopo Amleto, questa è sicuramente l'opera teatrale più lunga e impegnativa di Shakespeare.Mettere in scena un’opera così complessa e drammatica non è certo una cosa semplice. Il regista, Marco Carniti, racconta le difficoltà nell'affrontare quest'opera: “È come entrare in un intricato labirinto di relazioni che passano dal politico al personale e che come spettatore ti lasciano completamente stordito e anche un po' perduto”. Proprio per questo Riccardo III è un personaggio assoluto, similare per tenacia a un eroe negativo della tragedia greca, “che mette completamente in gioco l'anima per raggiungere i suoi obiettivi, come un Don Giovanni che ha già venduto la sua anima al diavolo e che ora ne vuole assumere addirittura le forme”. Personaggio forse tra i più negativi dell'opera di Shakespeare, Riccardo è ben interpretato da Maurizio Donadoni, che in scena deve muoversi seguendo la non facile postura di un uomo deforme, gobbo, con una protesi di metallo ad un braccio e ad una gamba. L'eroe gioca con ironia sarcastica con se stesso e con il destino degli altri, “proprio come un attore sul palcoscenico del mondo che mette la sua esistenza sempre al limite dell'umano”, continua Carniti; “camminando come sulla lama di un coltello e sempre in equilibrio tra la vita e la morte”. Ogni sua azione malvagia è spinta dalla bramosia di potere, dal desiderio smodato di ottenere la corona: nel suo intento egli assassina chiunque si frapponga nella scalata al potere, inclusi il giovane principe, Lord Hastings, il suo precedente alleato Buckingham, e addirittura sua moglie. Il lato oscuro di Riccardo peggiora sempre più dopo l'incoronazione, trovandosi sempre più solo e pieno di insicurezze (confesserà a se stesso: "Sono così corroso dal sangue, che peccato richiamerà peccato"). Ovviamente tutti questi crimini non passano inosservati, e quando Riccardo perde ogni tipo di appoggio, egli si trova ad affrontare senza più alleati il conte di Richmond, Enrico VII d'Inghilterra, nella battaglia di Bosworth Field. Prima della battaglia, Riccardo riceve la visita dei fantasmi delle persone che ha ucciso, i quali gli gridano contro: “Dispera e muori”!! in uno dei momenti sicuramente di più alto pathos interpretativo. Riccardo, in battaglia, ora è solo, è un uomo abbandonato da tutti, perfino da Gesù al quale rivolge le sue preghiere supplichevoli, ma senza ottenere la grazia sperata: viene quindi sconfitto in seguito ad un combattimento corpo a corpo con Richmond, che lo trafigge con la spada. Il regista ha voluto limitare la scenografia ad un'unica passerella rossa, sorretta da corde e catene, come se fosse la visuale attraverso un obiettivo fotografico, come se fosse un “un trampolino sulla vita, una strada a senso unico che con un movimento perpetuo, proietta Riccardo e le sue vittime a compiere il salto nel vuoto”.

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