lunedì 14 novembre 2011

CANTICA


Quello che è in scena in questi giorni al Teatro Olimpico di Roma è uno spettacolo nuovo, diverso e assolutamente sorprendente. Dopo il successo dell’anno scorso con Inferno, ecco in scena Cantica II, liberamente tratto dalla Divina Commedia, la nuova creazione di Emiliano Pellisari, un incredibile viaggio nel mondo degli inferi interpretato sul palco da sei danzatori-acrobati che fluttuano nell’aria, volteggiano, rimbalzano in verticale, si lanciano nel vuoto e si intrecciano per creare figure o trasformarsi in simboli e in immagini spettacolari ispirate ai più famosi canti danteschi, recitate da una voce fuori campo. In questo incredibile spettacolo il disegno della luce, la musica e gli effetti speciali si coniugano con la danza, l’atletica circense e la mimica. Una performance dove reale e virtuale si mescolano in un caleidoscopio di immagini sorprendenti. Immagini straordinarie appaiono dal buio in una carrellata senza sosta di effetti. Se nell'Inferno i corpi nudi creavano l'architettura dello spazio ultramondano, protagonisti del Purgatorio sono costumi, tessuti e oggetti. I danzatori non sono più soli, corpi nudi isolati o in gruppo, ma agiscono nello spazio per mezzo di attrezzi di scena: sono corpi che operano in un mondo sofisticato ed elegante, creando atmosfere di grande suggestione. Nella “Seconda Cantica” si rappresenta l’ascesa spirituale dell’uomo, attraverso una serie di quadri allegorici, scanditi da una musica tratta dal repertorio classico intervallato da sonorità contemporanee. Lo spettacolo, quindi, è uno spazio teatrale dove si annulla la fisica della realtà e appare come in un sogno ad occhi aperti. Questa nuova rappresentazione dantesca è in piena sintonia con lo stile del suo creatore Emiliano Pellisari, conoscitore esperto del teatro fantastico del Rinascimento e delle invenzioni meccaniche seicentesche italiane. Il proposito è quello di indagare le immortali pagine del Sommo Poeta grazie ai trucchi della scenotecnica e del physical theatre, sfruttando le potenzialità del sistema “nogravity” che permette agli interpreti di librarsi nell’aria come fossero senza peso, con delle corde e delle imbracature particolari, non visibili ovviamente, celate anche da un telo presente sul palco per sottolineare ancora di più l’illusione. La complessità delle apparizioni che mette in scena non è il risultato di una struttura tecnologica, ma è studio sul movimento dei corpi con l’utilizzo di macchinerie teatrali che riscoprono antiche tradizioni, senza alcun elemento virtuale o tecnologico, ad eccezione delle luci.

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