lunedì 14 novembre 2011

IL CLOWN DAL CUORE INFRANTO DI OSCAR WILDE

Un fascio di luce forte dall’alto che lo illumina. Solitudine. Sbarre, divisa da detenuto e scalzo, si avvicina a fatica al leggio ed inizia a stende la sua lettera. Dal carcere, Oscar Wild scrive al suo amico Bosie. È l’inizio dello spettacolo in scena al Teatro Vittoria a Roma, intitolato “Il clown dal cuore infranto”, in scena fino al 4 giugno, ispirato alla lettera di Oscar Wild che scrisse dal carcere di Reading, conosciuta come “De Profundis”. Lo spettacolo va ad inserirsi all’interno della rassegna “Salviamo i Talenti – Premio Attilio Corsini”, con l’idea di dare visibilità alle compagnia teatrali nuove e nascoste. Sono infatti tutti giovani gli attori in scena, come Milutin Dapcevic, che interpreta il ruolo di Oscar Wild, ed ha poco più di trent’anni. Dentro la cella, l’artista Wilde inizia a rivivere il suo passato, i suoi fantasmi. Evoca Ross, il suo grande amico che, come la coscienza, sempre cercò di dissuaderlo dal frequentare Bosie, l’altro, causa della sua futura rovina. Prendono vita nella cella. Inizia allora il ricordo del passato, i momenti felici. Sopra la divisa da detenuto, indossa adesso cappello e bastone. Aforismi, aneddoti e battute sagaci sono la sua quotidianità. Oscar Wild è all’apice del suo successo, ammirato e seguito, al suo fianco c’è sempre quel tale Bosie, con il quale si instaura un rapporto di amore ed odio. Il giovane lo costringe a spendere smisurate somme di denaro per i più disparati capricci. Oscar Wilde è stregato dal giovane, ne accetta i soprusi, a volte si ribella ma poi è pronto a riaccogliere il giovane sotto la sua ala. In scena, dall’alto, arrivano dei fantocci di pezza, è il momento del processo all’artista. Accusato di sodomia dal padre di Bosie, Wilde accetta la sfida e lo accusa di diffamazione. Ma il processo gli si ritorce contro: è un processo alla sua estetica, il significato del concetto di “immoralità” diviene il cuore di tutto. “Non esistono libri morali o immorali, solo libri bene o mal scritti”. I fantocci iniziano a vociferare. Il dramma si sta compiendo. Accusato di corrompere i giovani, in scena entrano le catene. Il dibattito sul rapporto fra società, leggi e trasgressione è sempre aperto. Il cerone sul viso dell’artista e le accuse denigratorie nei suoi confronti. È divenuto un clown, un pagliaccio dal cuore infranto, che come in un circo cammina in cerchio nella sua cella. Il rischio è la pazzia. È di nuovo solo. E da li a poco morirà, sempre nella solitudine, per colpa di un amore che il mondo ancora non comprende.

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